… no! …, non ce l’ho un minuto … - di Francesco Briganti

08.10.2014 08:22

Fa freddo la mattina quando esco; è ancora buio e la luce del sole non fa capolino sin quasi alle sette. Come se ogni cosa fosse sua funzione tutto resta tranquillo e silenzioso, ovattato nella oscurità via via sempre più fioca. Poi, come succede d’estate ogni cosa si anima e la natura stessa sembra sbadigliare lentamente come risvegliata da un letargo lungo da digerire. Cresce il rumore di sottofondo, qualche voce qui e là ad scambiarsi un buon giorno più speranzoso che effettivamente creduto con il fischio lontano del treno ed il rombo dei camion a correre sull’autostrada ancora più distante.
I campi si animano ed anche i meno mattinieri tra i contadini cominciano la loro lunga giornata di lavoro: le mucche si agitano muggendo nelle stalle, i cavalli agitano code e criniere passeggiando lungo le staccionate, i galli cantano e gli spaventapasseri vengono sommersi da quegli uccelli che hanno compreso quanto stupida sia questa inutile funzione mentre gli uomini, maschi e femmine, si apprestano, ognuno per il suo, a riprendere, sempre più stancamente, lo sbattersi quotidiano.
A tutti e ad ognuno tra gli ottimisti viene spontaneo continuare fingendo una normalità che più non esiste. Li vedi scambiarsi sorrisi tanto forzati quanto abitudinari; scambiarsi le solite stantie battute e lanciare moccoli divertiti e divertenti ad una maremma che più puttana e laida non potrebbe essere; poi via, ciascuno per la sua strada, immersi in quei pensieri che per quanto trattenuti o nascosti non tardano a far capolino lasciando, comunque, un sapore dolce amaro che niente riesce a mitigare.
A tutti e ad ognuno tra quelli a cui la luce solare non attenua le tenebre sembra di vivere un altro giorno di tortura. Non comprendono. Proprio non riescono a capire il perché di una situazione vissuta senza sbocchi all’orizzonte quand’anche dessero per certo un orizzonte invisibile. Prendono lo scorrere del tempo come l’ennesima mortificazione e la propria impotenza come una resa incondizionata ad un destino che non hanno cercato, non volevano e di certo non hanno scelto. Soffrono le chiacchiere inutili ovunque ripetute; la finta bonomia di chi ancora non ha provato il sale, quello vero; la superficialità di chi preposto a compiti ardui e difficili si perde in diatribe tanto altisonanti quanto dispersive ed inefficaci ai singoli sostanziali problemi. Pensano, sempre più spesso, a come definitivamente scendere da un mondo che li ha dichiarati come peso e ne sono frenati, almeno per l’istante del sempre meno fugace pensiero, dalla cosciente inutilità della cosa. Tirano a campare finché dura dando per scontato che non dureranno ancora a lungo.
A tutti e ad ognuno tra quelli a cui nulla scalfisce l’anima, avercene!; la ragione, immersa in un coma letargico per genetica o per scelta; il sociale, alieno ad ognuno degli altri neanche vivessero in un’altra dimensione; il politico, chi comanda è sempre il migliore e va seguito a prescindere; i sentimenti, ovattati dal lor difensivo cinico egoismo; a costoro, il quotidiano non scorre e non fa danni. Vivono né più né meno come pesci rossi in una boccia ed il loro mondo è tutto racchiuso in essa. Fingono un “ tutto va bene madama la marchesa “ solo e fin tanto che quella boccia soggettiva, per quanto comune e condivisa, non si incrini o si rompa per qualcuno, costretto cosciente, di loro.
Ognuno e tutti, comunque costretti, a vivere in un contesto tanto irreale, fittizio, paradossale, quanto più si discosti e si perda dal singolo vissuto di ciascuno. La constatazione che il mondo giri a proprio piacimento per quanto essi cerchino di influirvi stravince contro ogni altra considerazione possibile e la voglia di combattere, la sopportazione, l’adesione, la frustrazione, la resa sono ognuna e tutte direttamente proporzionali alla condizione del singolo e mai più, quand’anche lo fossero mai state un tempo, espressione di un comune sentire e di un comune obiettivo da raggiungere quale che fosse il modo ed il mezzo. Il tempo e lo spazio non sono più aspetti della stessa medaglia ma coordinate di un grafico cartesiano a n dimensioni nessuna delle quali in corrispondenza reciproca.
E nel mentre qualcuno finge di comandare, altri di aderire, altri di opporsi, altri, ancora, di fottersene, un puttanaio crescente ed infetto sparge i propri veleni allargandosi a macchia d’olio ed in cerchi concentrici in un mondo una volta vivibile e compenetrato ai, dei e dai suoi viventi umani.
E, per quanto domani sia comunque un altro giorno, è lo ieri e l’oggi che sono esattamente lo stesso letame di sempre …
Ci sono mattine che si scende dal letto con il piede sbagliato. Ci sono giorni in cui tutto sembra andare al rovescio. Ci sono periodi in cui ci si sente come se ad aver crocifisso il Cristo, qualcuno, considerando noi come responsabili, facesse di tutto per punirci; ci sono ere in cui essere uomini è la cosa più difficile a sembrarci. Questa è una di quelle mattine, in uno di quei giorni, in uno di quei periodi di quella era.

Per me, almeno, quando non fosse così per altri!.