… no perditempo … - di Francesco Briganti

14.10.2015 09:58

Erano gli anni del primo dopo guerra; quelli della ricostruzione e della rivalsa; quelli dell’orgoglio nazionale a mostrarsi nelle espressioni più artigianali e classiche; erano gli anni della inventiva, della proliferazione delle imprese, della valorizzazione di una agricoltura che passava dalla mezzadria all’impresa; era il tempo della giovinezza di un paese che credeva di poter diventare nazione non per le grida esaltate di un povero pazzo a cianciare di imperi e di razza, ma per l’impegno profuso da tutti e da ognuno nella creazione di un futuro finalmente diverso e migliore. Erano gli anni delle donne a pretendere il riconoscimento di quel ruolo che avevano conquistato sui campi SANGUINOSI della liberazione partigiana; uomini donne e bambini tutti protesi ad un domani, quale che fosse, comunque splendente di luce dopo le tenebre di una carognata genocida e stupidamente autarchica.

E c’era un popolo!. L’italiano che aveva visto padri, fratelli, figli partire in guerra perdendo via via la speranza di vederli tornare; l’italiano che aveva dovuto sottostare alle adunate del sabato, alle camorrie di gerarchi senza dignità ed onore ad ergersi, grazie al colore di una camicia, quale esempio e comando; l’italiano che aveva chinato la testa a regole e disposizioni ad aver precedenze su tutto e su tutti; quell’italiano aveva giurato a sé stesso, quale che fosse il proprio indirizzo politico, che mai più avrebbe scientemente concesso a qualcuno di disporre della propria vita come se essa non avesse valore alcuno e fosse solo merce da sacrificare alla pazzia di qualcun altro.

IL sapore della LIBERTA’ RICONQUISTATA aveva un sapore ed un profumo dal cui fascino nessuno riusciva ad esimersi, di più, era un fascino dal quale nessuno avrebbe mai più voluto rifuggire!.

C’era la dc e c’era il PCI; c’era il Movimento Sociale, il Partito Monarchico e quello Repubblicano; e poi il Pdup ed il Psiup; c’era tutta una serie di espressioni politiche ognuna con una sede che prima ancora di essere luogo di discussione era seconda casa e punto di ritrovo per tutti quelli che, uniti da ed in qualcosa, sapevano vi avrebbero trovato un rifugio, qualcuno che li avrebbe se non aiutati almeno sostenuti nel momento del bisogno fosse quest’ultimo morale o materiale. C’era una società che riconosceva a quelle istituzioni repubblicane un che di fattivo e costruttivo per l’intero consesso democratico. Era l’Italia dei partigiani, era l’Italia dei veri democratici, era l’Italia dei sindacati e dei diritti dei lavoratori in cui gli stessi esponenti ex fascisti del MSI, pur nostalgici e sovversivi nell’animo, non avrebbero cambiato il loro presente con una restaurazione storica della loro dittatura. Era una ITALIA che faceva della serieta’ politica non solo una manifestazione di facciata, ma una condizione imprescindibile di valenza esistenziale.

Era il periodo dei comunisti che mangiavano i bambini; il tempo del “ … turatevi il naso, ma votate Dc! “; erano i giorni dei tentativi “clowneschi” di golpe mai veramente voluti nemmeno dai protagonisti; erano le stagioni degli autunni caldi; delle rivendicazioni salariali, della scala mobile, dei referendum che stabilivano finalmente una nuova regola e che avevano una partecipazione di massa tale che nessun politico, mai, si sarebbe sognato di ignorare o addirittura di disporne al contrario. Era il gioco del mondo diviso in blocchi, della paura a fare da deterrente; della legge ad essere tale per chiunque e ciascuno; era il rispetto quale cosa naturale e non di convenienza o di maniera.

Era …, c’era …, c’erano … !.

Io devo essere impazzito!. Ho memoria di tutto quanto era esistenza nella mia adolescenza, nella mia giovinezza, nel mio diventare uomo eppure, ieri, ho scritto scientemente che pur di accelerare la fine di questo sistema degenerato, partecipando alla saga dell’imbroglio dichiarato, presentandomi come elettore in una chissà quando prossima tornata di voto, avrei votato, in caso di ballottaggio, per un movimento che nei fatti è la negazione nascosta di tutto ciò che condivido. Non c’è libertà di parola; c’è una commistione assurda tra idee diverse ed anzi opposte; c’è la supremazia manifesta della persona, ora questa ora quella, ed il culto della stessa; c’è l’odio, sì l’odio e l’intolleranza verso chi non si adegua; c’è la pretesa del comando assoluto nella responsabilità; c’è l’offesa e la discriminazione verso coloro che osano, anche soltanto osano, riportarne una cronaca non pedissequa e servile; c’è la propaganda dei faremo elevata a merito e l’orgoglio di una inutilità alla collaborazione portata a vanto come coerenza; c’è l’insipienza di chi crede sé stesso come l'unica possibilità di riscatto per un mondo che, probabilmente, avrebbe bisogno di essere incenerito per ricostruirlo di nuovo.

C’era e c’è … !. Non so cosa farò se e quando ci permetteranno di nuovo di votare; non so se una sinistra finalmente cosciente del proprio ruolo e mai più schiava di personalismi e vanaglorie riuscirà a riconquistare credibilità e seguito; non lo so e forse nemmeno mi interessa più, quello che so, quello che sento è che a distanza di anni da quei “c’era”, io credo abbiamo sciupato, in due decenni, secoli di storia e di esperienza. Io temo che …

non avremo più un’altra occasione.