Non ho pietà … - di Francesco Briganti

01.08.2013 09:34

Avevo un amico al quale capitò la disgrazia di trovarsi avviluppato nelle spire di un usuraio; ricordo che mi raccontava quanto, pur essendo in ambasce economiche, si sforzasse, riuscendoci, a pagare più o meno puntualmente gli interessi che quel rapporto comportavano. Ricordo il luccichio nei suoi occhi che ancora si ripeteva nel riportare alla mente quel periodo della sua vita e le lacrime che accompagnavano il racconto al coincidere dello stesso con il momento del riscatto quando, recatosi dallo strozzino e dopo aver restituito 48 volte il prestito ricevuto sia pure solo come interessi, gli disse che “ … o mi ammazzi adesso, o io non ho più possibilità di dare altro denaro …”. Questa è una storia vera!. Lo dico perché conoscevo personalmente i protagonisti ed a questo proposito devo ancora dire che non si può, mai e comunque, definire “comedicuore” un cravattaro, sta di fatto però che quel mio amico da quel giorno non fu più importunato. Vi racconto questo episodio perché oggi la realtà italiana rispecchia qualcosa di simile a quella vicenda. Gli italiani ed il loro governo, passato presente e , speriamo di no, futuro, sono rispettivamente in mano a degli strozzini che il cuore di sicuro non l’hanno nemmeno dipinto come icona. Gli italiani perché preda delle esose pretese di uno stato per il quale, pur non dando nulla in cambio, ogni cosa a lui dovuta non è santa è di più è, infatti, importante più della vita stessa di chi deve. Il governo perché formato da ricattatori e ricattati nello scambievole ruolo ora degli uni ora degli altri. NON HO PIETA’!. Né per gli Italiani, me compreso, né per il governo. I primi sono un’accolita di imbelli schiavi della loro paura e del loro attaccamento a quella miseria di vita che conducono ed a quei piccoli, medi, o grandi possessi, che non mettono a rischio per paura di un peggioramento possibile lasciandosi soffocare giorno dopo giorno da una continuata asfissia di piccoli soprusi, di medi abusi, di grandi prevaricazioni in una realtà della quale oltre ad essere vittime sono anche artefici e carnefici. I secondi, e cioè i governi, ripeto passati, presenti e futuri ( speriamo di no), sono il coacervo di quanto di più bestiale, prosaico, lontano da ogni essenza etica e morale ci possa essere dalla politica per quello che questa parola significa in qualunque paese mediamente civile. Ma c’è di più!. I governi di questo paese, hanno ben chiara la natura di coloro (noi elettori; ndr) che ne hanno eletto in parlamento le componenti e, quindi, governano con la protervia di chi sa che il costo del loro fare sarà sempre molto prossimo allo zero, che ogni loro azione passerà nella sopportazione generale e che quattro paroline dette al momento giusto, con l’intonazione giusta e dal protagonista o dal rivoluzionario di turno, basteranno a distogliere lo sdegno diffuso, il disagio perdurante, la sofferenza di ognuno verso altre mete ed altri obiettivi. Ma ancora c’è da dire che quelle componenti governative si strozzano a vicenda chiedendosi l’un l’altra interessi sempre più alti pur di non rinunciare ad un incarico, ad una presidenza, ad un particolare progetto di legge, alla tutela di un personale privilegio o di casta, ad una poltrona pur che sia, alla loro stessa esistenza. Non tentano nemmeno una qualsiasi mossa di riscatto perché sono convinti che dall’altra parte la reazione sarebbe quella più dura e drastica; ricattatori e ricattati, i ruoli si alternano ricordatelo sempre, si ammazzerebbero a vicenda senza nessuna pietà trascinando nella loro squallida miseria ogni cosa: senza ritegno, senza alcun senso di colpa, senza nessuna pietà. Ciò che succederà da staserà in poi sarà la conferma o, io lo spero, lo spero ardentemente, la sconfessione di queste mie valutazioni. Dopo la sentenza della Cassazione, nella speranza ulteriore che non sia pilatesca, vedremo cosa succederà. Sapremo se gli usurai di stato avranno ancora un briciola di umanità o se la loro abiezione ha oltrepassato il PUNTO DI NON RITORNO. Auguri Italia questa è la strada che ti sei scelta. Non c’è che da percorrerla sino in fondo!.