Non si sa mai …. No!, si sa, si sa! - di Francesco Briganti

11.05.2013 14:36

Allora, riprendiamo da dove avevamo lasciato … “ disse il buon Bersani all’assemblea riunita di coloro i quali credevano di far parte di un partito di sinistra; solo che la concezione che ognuno degli astanti aveva delle parole “partito“ e “sinistra” e del loro insieme era, per ciascuno, diversa. Qualcuno credeva che essere un partito significasse essere espressione numerica di una bandiera da tenere alta e onorata; qualcun altro pensava invece che appartenervi avesse il fine di concorrere al successo del benessere comune; alcuni altri, invece, che essere tra gli eletti servisse a realizzare una vita: la propria!. La confusione sul termine “sinistra” era poi ancora più palese: chi si chiedeva come mai i mancini presenti fossero così pochi;chi interrogava il viciniore per accertarsi di non essersi seduto al posto sbagliato; chi, ancora e viepiù, chiedeva a sé steso se non fosse stato meglio a sinistra della sinistra dello schieramento al contrario di quegli altri che invece avrebbero voluto essere a destra della sinistra dello schieramento e chi, infine, sapeva di essere una sinistra della destra ufficiale, ma non abbastanza a destra per esservi ammesso e per nulla sinistra per riconoscersi nel Pd in maniera sincera e collaborativa. Da tutto questo in un assemblea animata come il portafogli di un disoccupato storico; briosa come una cena con i frati trappisti; passionale come un rapporto con una nipote araba pagata a cottimo; felice come un minatore del Sulcis al ennesimo giorno di protesta; speranzosa come un iscritto al Pd dopo l’ufficializzazione del governo Letta, Enrico e Gianni, in sodalizio ed infine, sana come l’aria tarantina in prossimità dell’Ilva, hanno scelto un segretario transitorio al nome di Sergio Cofferati. URSS!: Uno Rosso Sicuramente Sinistro!. Una volta …, forse!; quando essere sindacalista significa fare gli interessi dei lavoratori; quando c’era una compartecipazione effettiva ai bisogni ed alle esigenze ed alle speranze ed alle aspettative di coloro che sudavano, quale che fosse il modo, per tirare una vita dignitosa; quando non si indossavano per farlo vestiti da centinaia di euro al capo; quando era importante gustare quell’idea, mangiata la quale, si procedeva lungo il cammino della rivoluzione sociale e dei progetti da realizzare. Oggi, nell’era dell’indifferenza generale e generalizzata applicata in un ambito di un farisaico “volemose bene”; in un Italia fallita miseramente dal punto di vista morale, etico ed economico; in un esercizio pubblico da monarchia repubblicana o da repubblica monarchica; nel mentre che chi sostiene un governo ne è anche opposizione verbale; quando chi poteva fare non fa perché se facesse rischierebbe di essere utile a qualcosa e nella zarzuela generale per cui tutti sono tutto ed il contrario, ecco eleggere un sindacalista assume lo stesso significato del non eleggerlo affatto: lui o chiunque altro!. Lo hanno chiamato il traghettatore. Lo hanno innalzato al ruolo di Caronte colui che portava da una riva all’altra dell’Acheronte le anime dei morti: un presentimento?, una sorta di sincera auto sferzante ironia?, una speranza di trovare, alla fine, un approdo paradisiaco di rinascita al posto di un infernale e definitiva riva da zero assoluto?: non saprei dire!, ma a me pare piuttosto il de profundis al capezzale di un cadavere dissepolto per farne l’autopsia esaustiva. Come dite?, prego …?, non si chiama Sergio Cofferati ma Guglielmo Epifani …?.
Perché, pensate che sarebbe cambiato qualcosa?: ma come pensate male …!.