Oggi, 29 settembre, mi son svegliato e … - di Francesco Briganti

29.09.2013 07:21

E’ una strana alba. Tuoni sempre più vicini e rumorosi annunciano una giornata diversa da quelle a cui troppo in fretta c’eravamo abituati. Un vento, freddo, violento, sibila tra i rami torcendoli e spingendoli l’uno contro l’altro; le foglie hanno smesso di stormire lanciandosi in un gospel armonico di strenua resistenza; scrosci di pioggia al limite della cattiveria si accaniscono sulle pareti all’esterno, sui vetri e sull’acciottolato del vialetto d’ingresso. Improvvisi oceani, in pozze lungo la strada, si agitano prede di alieni tsunami al di là ed al di qua della mezzeria: un randagio sorpreso e shoccato si accuccia e nasconde sotto una macchina cercando quel riparo e quella protezione che, forse, non trova dal giorno in cui, cucciolo o no, s’allontanò dalla mamma; colleghi lontani si abbaiano rassicurandosi a vicenda mentre il mio Doug, tentata una pietosa avance alla veranda, torna deluso e fradicio a rintanarsi a casa sua in fondo al giardino dove assieme ci rassicuriamo ogni tanto. La finestra è, ora, aperta sul buio di un giorno che tarda ad accendersi respirando e godendo dell’aria e dell’acqua libere e liberatorie; la pioggia, indecisa, rallenta e poi riprende; colpisce con furia, poi scende con noncurante leggerezza mentre Eolo si paralizza improvviso per quindi ricedere alla tetania di un otre esplosa sul mondo. E’ una strana alba: sembra quasi pentita di non aver lasciato vincere la notte. Rumori invernali di un principio d’autunno a dirci che c’è poco da stare allegri: i tempi duri previsti, eccoli, stanno arrivando!.
Una strana alba in uno strano sentire; quel misto di sensazioni, contrasto ed ossimoro tra loro: quella gioia malinconica di una speranza possibile in lotta con la certezza dell’ovvio, frutto della stupidità umana; quella rabbia interiore nascosta dalla calma esteriore figlia di una impotenza oggettivata più che soggettiva, imposta da quell’alterigia noncurante a dirti, ogni momento: “ … si, parla, parla tu!, tanto non conti un c …”; quella voglia di fare e di andare a rimettere assieme un mondo che a forza di egoismi e personalismi è così frammentato e stracciato da mostrarsi qual malato all’ultimo stadio a cui solo l’intervento estremo del Dio degli uomini può ridare un barlume di speranza. E, potrei parlarvi del vecchio sconfitto che, simil scorpione, preferisce uccidere piuttosto che uscire di scena; oppure di quell’altro vecchio che, dall’lato di un colle ed in nome di un mal inteso sacrificio, tira l’agonia di un paese, di una nazione, di un popolo sino al più inutile degli accanimenti terapeutici; ed ancora potrei dirvi di un partito politico preda delle convulsioni più dolorose al quale non basta la certezza di non essere più per cercare una umile, costruttiva analisi critica di un “io” perduto e si muove e sbraita nel solo intento di giustificare sé stesso più che riceverne da altri che un tempo lo amarono; e potrei sussurrarvi di una speranza, già a sua tempo disillusa, in una forza incapace di capire che, forse, il suo momento è arrivato; che, forse, quel treno delle opportunità che quasi mai passa una seconda volta, ha invertito il suo andare ed è deciso a rifermarsi a quella stazione da cui con disprezzo, sfiducia e prosopopea era stato scacciato in nome di una singolarità esistenziale che è solo dei santi ed a volta nemmeno loro patrimonio. Potrei, infine, lanciare anatemi e avvertimenti ad un popolo supino e prono nelle ed alle proprie disgrazie, ridotto alla rassegnazione più completa al punto da essere incapace persino di ripararsi da quegli scrosci violenti di melma che ne hanno inzuppate le vesti, infradiciate le carni, rammollite le ossa e che ne hanno fatto un insieme di commiserabili afflitti. Potrei … scendendo in particolari, facendo nomi e cognomi, citando fatti e momenti, elencando disgrazie e disgraziati, colpe e colpevoli, vittime e carnefici …, certo che potrei!, ma, a che servirebbe visto che oggi è domenica, ci sono le partite, ci sono le televisioni, ci sono i giornali, e che di tutto questo ai più non frega niente perché di quegli stessi, nessuno si chiama PASQUALE?.
E’ una strana alba di uno strano sentire di una assurda nazione di uno sconsiderato popolo e, poi, domani … domani è un altro giorno!.