... Oka Hey ... (D. Van De Sfross) - di Francesco Briganti

11.12.2015 09:01

E' molto freddo stamane; ai bordi delle strade fantasmi variamente colorati sono fermi uno dietro l'altro mostrando agli altri il vitreo ghiacciato di una indifferenza, peggio di un non curante disgusto per le cose del mondo. Sono stato per qualche secondo seduto, lì fuori alla resede della Tiziana, a lasciare che il gelo cristallizzasse i miei pensieri così come, piano, stava lentamente congelando il corpo. Brividi, a nascere dal profondo, mentre l'intorno, a poco a poco, si rianimava.

Tra le orecchie gli ultimi disperati respiri di una uomo con una corda a stringergli il collo, negli ultimi secondi di una vita a scorrergli convulsa e fuggente davanti a delle pupille via via più spente e smorte, sino a che appeso a quella ringhiera, frutto sfatto dalla insipienza e dalla cupidigia di genti incoscienti, non restava, a memoria straziata per chi lo aveva amato, che il residuo spazzaturale di una dignità distrutta.

E' duro combattere con sé stessi per non lasciar vincere la voglia di armarsi; è duro non prendere un bastone, un forcone, una fucile da caccia ed american facendo non correre ovunque a far giustizia sommaria; è duro il rassegnarsi all'impotenza dettata da quei pochi residui di autocontrollo che ti impediscono di impazzire definitivamente; è duro doversi sorbire in ogni momento e da ogni dove le logiche stringenti di chi, con la faccia della più squallida e svergognata puttana di trivio, reciti le proprie schifose ragioni, con l'intento palese di prenderti ancora una volta per il culo; ben sapendo, quel colui o quella colei, che tanto " lui o lei, comunque son loro e tutti gli altri non sono un cazzo".

E' duro sapere per certo di una responsabilità, di una colpa,di una evidente volontà a fottere e scontrarsi con l'altrettanta certezza della impunibilità, dell'indifferenza, della prosopopea e della riacquistata alterigia di tremebondi servi della gleba che, solo poche ore prima, tremavano afflitti e preoccupati a loro volta temendo per il proprio posto di lavoro. Già, giacché io so; io ci sono passato; io li ho conosciuti bene.

Sono correntista della banca popolare dell'etruria e del lazio da ben quindici anni.

Oh!, badate bene, io non sono tra quelli che hanno perso tutto o anche solo qualcosa e non lo sono non per sagacia o intelligente conoscenza delle cose; non lo sono giacché le mie finanza, più rossi che neri, non mi hanno mai consentito di risparmiare nulla ed anzi, ho spesso dovuto, ricorrere allo scoperto di conto ed alla bonomia di questo o di quel direttore: sempre con il fiato sul collo, sempre pietendo come se cercassi l'elemosina, sempre senza aver mai controllato anche un solo addebito di interessi o spesa aggiuntiva.

Non potevo!, non dovevo! e ringraziassi il cielo che mi degnavano di una qualche attenzione. Ma sia altrettanto chiara anche un'altra cosa, quella Banca, l'agenzia dove risiede il mio ridicolo conto, tutti i funzionari che vi hanno lavorato nel tempo possono testimoniare, da Pescia ad Arezzo, che io non devo un solo centesimo a quella banca avendo sempre onorato e sino ad estinzione ogni elemosina elargitami e, dunque, IO NON SONO TRA QUELLI CHE QUELLA BANCA HANNO ROVINATO ricevendo e non restituendo; IO NON SONO TRA GLI AMICI DEGLI AMICI!.

Però mi ricordo!; mi ricordo come nei rari momenti di esistenza in nero mi si offrissero quei lingotti virtuali, quelle azioni, una cinquantina le ho per davvero, che avrebbero facilitato il rapporto, quelle opportunità affaristiche che le mie volatili finanze non mi consentivano. Mi ricordo di come, alla mia ultima richiesta di fido, solo poche settimana fa, una sfrontata direttrice mi chiedesse un versamento in solido di diecimila euro bloccati su di un libretto di risparmio infruttifero come garanzia di un affidamento di pari importo. La mi risposta fu:

" ... ma se avessi avuto diecimila euro dei miei, che bisogno avrei avuto di un affidamento e, sopra tutto, perché avrei dovuto darli a loro per riceverne degli altri a debito "?. La risposta fu che quelle erano le condizioni, prendere o lasciare. E mi assumo la responsabilità di ciò che dico.

Dunque, alla faccia di ogni ministro e di ogni governo e di ogni stronzo gigliato in divisa da zuavo, io so che quei risparmiatori sono dei truffati e dei raggirati; sono delle vittime, ancora a sopravvivere o già defunte, di quei funzionari, dal più basso rango sino a quello più alto, che, dimentichi anche della propria dignità ...

si sono trasformati in diabolici carnefici.