… oro, oro ... (Mango) - di Francesco Briganti
Mi attardo, a volte, a chiedermi cosa sia veramente importante per l’essere umano.
In una società globalizzata, in cui ogni cosa appare come alla portata di ognuno ed in cui il possesso è divenuto il metro di misura per ciascuno e per ognuno di essi anche il giogo di cui si è schiavi essendo esso possesso fonte di ogni ricatto possibile, io credo che le cose importanti siano assolutamente altre.
Leggevo, ieri, il commento ad un mio post di un’amica virtuale; un’amica sconosciuta fisicamente, ma che ho imparato a conoscere ed apprezzare attraverso scritti e commenti. Lo riporto trascrivendone il senso: “ … ricchi o poveri, nessuno al proprio tempo scaduto porterà con sé nulla se non ciò che è stato durante la propria esistenza … “.
Quindi cosa è veramente importante?. Io dico che al primo posto di una ponderata classifica dovrebbe esserci la coscienza di essere vivi; per cui la capacità di godere dell’aria, della natura che ci circonda, della magnificenza di un universo che, creato o figlio della fisica, è comunque qualcosa di fantasmagorico. Poi la dignità ed il rispetto per il sé e di conseguenza per tutto il resto: quell’auto coscienza che, da sola, dovrebbe indurre a comportamenti retti e giusti tali da impedire non l’errore, insito nella natura umana, ma il perseverare nell’errore; cosa questa che è già sufficiente a riportare ogni uomo ed ogni donna ad un gradino inferiore a quello animale, stadio i cui appartenenti pur e forse non avendo alcuna coscienza del sé, imparano e fanno esperienza.
Subito a ruota gli affetti; quelli veri, quelli innati, quelli acquisiti: un/a compagno/a, i figli, gli avi e i discendenti, gli amici. L’affetto, il voler bene, nella sua sublimazione letteraria l’amore, quando non sono figli delle convenzioni, ma del innato sentire, già da soli dovrebbero essere esaustivi ed altruistici. “ Chi ama brucia “ recitava un vecchissimo spot pubblicitario utilizzando ad un fine prettamente commerciale una delle considerazioni più profonde: chi ama brucia sé stesso nel senso che consuma parte del sé nel donarlo al altro, nello spendersi per l’altro ricavandone comunque un bilancio in pareggio se, in un mondo imperfetto, non ci fosse anche chi prende ed accumula senza mai restituire alcunché.
C’è a seguire la passione; quella dell’anima e poi dei sensi, quella di una idea e di un credo, quella di un fine da raggiungere nel rispetto e nel confronto con l’altrui fine; quello del senso di una vita non scioccamente spesa al gioco dell’apparire, ma finalizzata al discorso dell’essere. Quel senso della vita capace di innalzare l’uomo a vette che per quanto alte non lo sono mai troppo; capace di spingere ognuno verso quegli orizzonti che pur sembrando lontanissimi non sono mai irraggiungibili; quel attimo finale dell’ultimo respiro in cui ognuno dovrebbe poter dire, parlando a sé stesso : “ …posso andare, non ho sciupato il mio cammino!”.
Per quanto io abbia cercato non riesco a posizionare il denaro che agli ultimi posti. Certo, il denaro aiuta, consente quegli scambi quotidiani che facilitano la vita; concede un potere fittizio di dominio e predominio che in questa società hanno una loro effimera importanza; ma ed al contempo soggioga tutti ed ognuno a quella perdita di dignità che, giorno dopo giorno, ci ha portati ed ancora ci porterà verso baratri senza fondo da cui sarà impossibile uscire se il disprezzo per l’altro ne caratterizzerà ogni istante ed ogni azione.
Nessuno sceglie di nascere e quasi nessuno di morire; ma tutti, prima o poi dovremmo capire che abbiamo un tempo limitato per fare, per avere e sopra tutto per essere. Ecco, io ogni tanto chiudo gli occhi e guardo nel mio futuro quel orologio le cui lancette sembrano correre sempre più in fretta ed è in quel momento che mi chiedo se “sono stato” abbastanza ed allora sopraggiunge un’unica paura che non è quella di morire, ma …
quella di non aver saputo vivere!.