Padre nostro … - di Claudia Petrazzuolo

25.03.2013 06:15

Il sole, all’orizzonte, sembrava non voler percorrere l’ultimo lembo di cielo che lo separava dall’alba di un’altra parte di mondo; la piccola barca si lasciava cullare sulle onde quasi dimentica di tutto il resto e solo qualche fruscio di pesci ancora in disperata ricerca di vita rompeva la nenia della brezza serale nello spingere delicatamente onda su onda. Alle sue spalle la spinta scura della sera allungava la sua ombra sulla prua poco distante mentre il piccolo motore arrancava desiderando la riva; volse lo sguardo intorno sazio dell’atmosfera di libertà respirata nell’intero pomeriggio, ebro dello iodio che saturava le narici, felice per esser riuscito a non pensare ad altro che alla lotta con quei piccoli grandi nemici che ora, sfiniti e morenti, attendevano solo l’olio bollente di una pentola consumata dall’uso. Sobbalzò all’arenarsi della chiglia sul basso fondale della spiaggia, con una stanca agilità, saltò in acqua alzando spruzzi salati e sorridendo guardò i pantaloni infradiciarsi per l’immersione improvvisa, tirò all’asciutto il piccolo natante e assaporò l’odore della baracca lontana; la lampada ad olio garriva come una bandiera al rinforzo della brezza e la luce altalenante sull’uscio gli sembrò essere il faro della sua vita, che tutta in quella sera, sarebbe finita col sonno per poi ricominciare bambina al nuovo mattino. Pensò!; strano da quando finalmente aveva abbandonato ogni cosa, l’esercizio del pensiero era una cosa che doveva decidere di fare per farlo; la sua mente era diventata finalmente sgombra da preoccupazioni, dalla noia del quotidiano, dai problemi propri ed altrui, dalla politica, dal sociale, dalla ricchezza, dalla povertà, dall’ansia del domani e dal peso del passato. Il vivere quotidiano era diventato puro istinto, si sentiva animale nella natura e lasciava che il suo corpo, in autonomia vivesse, da sé, nella pace del trascorrere del tempo tra un tuffo in mare ed un lasciarsi andare ad un pomeriggio assolato, tra una pescata sfamante ed una passeggiata sotto la pioggia lungo la scogliera di quel lembo di terra sperduto ed ultima tappa del suo lungo fuggire dalla vecchia vita e dalla urbanità farisea e teatrale del mondo dell’oggi. Superò l’uscio sconnesso nel buio diffuso della vecchia baracca; aveva la barba lunga e lunghi i capelli una maglietta lisa a coprire le spalle arse, brunite e leggermente piegate dall’età e dal peso del sole, del vento e dell’acqua piovana, aprì la finestra ed inspirò a pieni polmoni quel’aria salmastra ingoiando profumi di pini marini, di rosmarino e di ginestre, si sporse a staccare la lampada ed alla sua flebile luce accese il fuoco di carboni pregustando il sapore dolce e salino del pesce appena pescato; lontano all’orizzonte il giorno aveva dato forfait lasciando la sera padrona del campo; a stento affiorava la sagoma della barca nuda e foriera dell’essere al riverbero delle stelle sul moto ondoso in aumento in sincrono con il vento di ponente ad incalzare la brezza. Nuvole!. Basse e nere nel nero; improvvise come solo sull’oceano succede; un lampo e poi un saettare e poco dopo un rombo a crescere da lontano: “ pioverà … “ si disse chiudendosi la finestra alle spalle “… mi toccherà tirare in secca la barca se voglio ritrovarla domani … “; scrollò le spalle e sedette a mangiare quella sua cena carica delle sfide e dei sapori della caccia dell’animale sull’animale; un vivere finalmente a kilometri zero, a consumi zero, a sperperi zero, a socialità zero, a comunicazioni zero, ad umanità zero …; ingoiò il suo sorso d’acqua e spostò la sedia sull’uscio aperto sul mare sempre più grosso … . Una folata di vento spese la fiammella della lampada lasciandolo alla luce delle stelle ed ai sogni di un sonno stanco e bagnato dalle prime gocce di pioggia; si era addormentato, così, senza accorgersene, come un qualunque cane randagio accucciatosi in attesa del giorno a venire, sicuro che il domani è solo un altro giorno e non E’ che l’ieri del dopodomani: ovunque e chiunque voi siate …
Comunque la pensiate!.