… pausa di riflessione … - di Francesco Briganti

14.05.2013 12:06

Di solito quel soggetto e quel complemento, quando insieme, sanciscono nove volte su dieci la fine di un amore o di un sodalizio di qualche genere; di solito si tratta di una frase che è il compendio finale di un periodo di fraintendimenti, di litigi più o meno feroci, di un disinteresse progressivo, di un rivolgersi vero altri obiettivi o esperienze aventi delle attrattive del tutto nuove o diverse rispetto al quotidiano vissuto. Di solito quelle parole portano con sé un vago senso di sconforto accompagnato da una sensazione di costrizione mentale che rende il quadro dell’assieme ai toni più grigi e smorti, facendo mancare il respiro,dando la stura alla cantina dei ricordi e dei rimpianti che si condensano in quel sapore amaro che pervade la bocca per giorni e giorni e giorni a venire. Come al solito Noi della sinistra compendiamo il meglio del meglio di questa evenienza, ma per un cinquanta per cento rimpiangiamo quello che fu e per l’altra metà viviamo di speranze.
Tra i primi 50SUCENTO c’è, infatti, chi si perde rinunciando al quotidiano esercizio politico nel fare propria la considerazione che non valga più la pena di seguitare a combattere o a sperare in una realtà diversa ritenuta non più possibile e abdica al proprio diritto al voto; altri si sparpagliano in mille rivoli differenti tra loro per sciocchezze e non per sostanziali differenze; altri, ancora, si disinteressano al massimo grado di ciò che di generale succede attorno a loro chiudendosi in un egoismo altruistico (ossimoro esistenziale) che li vede protagonisti e con merito indiscutibile in prima persona di quel volontariato supplente alle carenze ovunque distribuite, ma che, proprio come tale, diviene alibi e di fatto supporto alle carenze stesse; la maggior parte lascia che sia nella rassegnazione più completa e distruttiva.
Nell’altra metà del cielo mancino c’è, invece, una massa di illusi che continuano a credere che l’uso NON FACCIA LEGGE e, dunque, che quegli imborghesiti esponenti di una classe dirigente avvezza più alla politica parlata che a quella esercitata possano alla fine cambiare ritornando ad essere quei militanti i quali, si spendevano nel porta a porta, nel confronto quotidiano con la propria base, nella considerazione del progetto altrui, nella fidelizzazione ad una idea comune, nel bene della più grande lobby esistente, quella degli sfruttati, dei diseredati, dei sottomessi e degli afoni senza difensori dei propri diritti; seguono, perciò, ora questo ora quel segretario, o quel rottamatore, o quel “revanchiste”, o quel restauratore i quali e ciascuno, a turni e scadenze periodiche e programmate, rinfocolano un fuoco via via più flebile e opaco: con il solo risultato di veder scemare ad un ritmo crescente un seguito che da oceanico qual era è, oggi, al livello di un putrido e fetido bacino di raccolta indifferenziata.
Ma qualche volta capita che quella allocuzione non sia il frutto di un fallimento; ma, viceversa, sia il consuntivo prima di un amore conclamato, di una progettazione ragionata, di una speranza in via di attuazione, di un cammino vero una meta stabilita quale che essa fosse, ideologica e di pensiero o materialmente pratica, sperimentale o probabile, nel suo inizio e divenire. Quindi, essa è, quando in questi frangenti apportatrice: di un improvviso senso di liberazione, di un respiro fisico e mentale che ossigena e velocizza il sangue; essa diventa fonte di libera adrenalina in circolo e rende pronti a quella nuova avventura che, con una scrollata di spalle, accetta il liberarsi alla vista di un orizzonte dimenticato o che si pensava perduto e parte, lancia in resta, verso di esso.
Dopo un ventennio che ha visto la sconfitta nei fatti della somma o della singola partecipazione di ogni distinguo, dal più futile al più sostanziale, mi piacerebbe indurre alla riflessione su questo nuovo orizzonte possibile: L’UNIFICAZIONE DI TUTTE LE FORZE DI SINISTRA in un'unica grande entità. Cosa ci vuole?
Umiltà, raziocinio, un progetto e sopra ogni altra cosa, la MEMORIA di un IDEA senza la quale possiamo tranquillamente risalire sull’albero da cui siamo scesi millenni orsono o lasciarci PREDE E VITTIME consenzienti e aduse al loro stesso MARTIRIO