Piove!. Governo ladro … - di Francesco Briganti

21.11.2013 11:10

Lungo giaccone di finta pelle, cappello uguale ad impedire alla pioggia battente di rendere ancora più fradicio di quel che è il mio stato d’animo, cammino incurante di tutto lungo la strada a perdersi tra i campi.
L’odore di terra, fradicia come ogni cosa all’intorno, penetra le narici restituendo un odore di marcio oramai dappertutto indipendentemente dalle condizioni metereologiche. Guardo la sigaretta bagnata stanca anch’essa di tirare a vuoto quei respiri inutili di tabacco che quando non brucia puzza ancor più del resto e le chiedo senza averne riposta fino a quando le permetterò di uccidermi senza combattere un poco alla volta bocata dopo boccata. I piedi trascinano sé stessi più che camminare; le scarpe si inzuppano affondando in quella pozzanghera continua in cui si è trasformata la via; butto indietro la testa e lascio che l’acqua mi ricopra il viso ed invada, da padrona assoluto, lo spazio tra il collo e la camicia scendendo quale fiume in piena lungo il petto e le spalle conquistando a colpi di brividi di freddo l’eredità di un corpo afflitto dai mille pensieri di una situazione generale allo stremo.
Non capirò mai quei condannati a morte, in guerra come in pace, colpevoli o innocenti, per mano altrui o per mano propria, che all’ultimo istante piangono disperatamente implorando una clemenza e/o quell’intervento divino che non essendoci mai stato prima, è lampante, non ci sarà nemmeno adesso.
Non capirò mai quelle persone, che pure non condannate a morte, fanno la stessa cosa quotidianamente e più volte al giorno, ogni giorno, continuando a vivere una propria disperata o disperante o in procinto di diventarlo condizione preferendo morire ogni volta un poco piuttosto che combattere per sé stessi piuttosto che mettere in conto il rischio di farlo una volta sola o di vincere finalmente ed una buona volta. Cammino e penso; penso e cammino e sono sempre più fradicio d’acqua e pensieri. Rivai alle parole di Renzi e ti sembra il Messia del cambiamento atteso dalla notte della repubblica; poi ascolti Formigoni, (la Gabbia, la7, ieri sera) e non ti sembra vero il sentire le stesse cose dette da Renzi; e poi ascolti Grillo che ci aggiunge qualche vaffanculo in più, ma dice le stesse identiche cose, e così fanno Letta, Berlusconi, la Santanchè, Mario Monti, quel grand’uomo del nostro pREsidente, e ognuno dei ciascuno che con merito o improvvisazione siedono nelle aule della camera e del senato ed allora ti rendi conto quanto piuttosto che una delle prime piogge invernali quello che ci vuole a mo di lavacro purificatore è uno tsunami diluviale a cancellare ogni cosa dalla faccia di questa terra liquamica in cui la finta indignazione e la falsa protesta e lo scazzo del momento, e l’assalto inverecondo, e la statuetta lanciata ed il suicidio-omicidio, procurati entrambi, di uomini o imprese non sono altro che l’evolversi, una scena via l’altra, di una rappresentazione teatrale su di un palcoscenico a grandezza nazionale in cui la storia raccontata ha molto più i caratteri della farsa e del feuilleton che della tragedia; capisci che i morti, anche quelli veri, che lo siano per disperazione o per intervenuta cancerosi da inquinamento, che siano al nord o in quel sud di Taranto o della terra dei fuochi, arsi vivi davanti ad un ministero o nel buio di un garage di una casa o di una fabbrica, in realtà non sono che proiezioni di una fantasia malata, la nostra, che trova in essi ed in tutte le disgrazie possibili, proprie ed altrui, quella valvola di sfogo, quel calmiere necessario a sbollire lentamente o di botto una, quella, rabbia animale anziché, necessaria, fomentarla e portarla all’esplosione legittima.
Cala un po’ di nebbia e si accoppia a quell’umido che è, oramai, in simbiosi continua e perenne con il corpo e la mente; la strada è via via diventata un sentiero ad incunearsi tra campi arati o coltivati ad erba medica o in cui i cadaveri degli ultimi girasoli attendono l’esaustivo raccolto di stagione. Il fango è la componente prevalente e le scarpe hanno cambiato colore raggiungendo il colore dello squallore imperante. Lentamente me ne tornerò a casa e mi tufferò in una vasca d’acqua bollente sperando che almeno lei esca dai tubi del servizio nazionale chiara e limpida come dovrebbe essere … dubbio lecito, visto che di chiaro e di limpido e con questa nebbia, mi pare, non ci sia PIU’ NULLA!.