... precario il mondo ... - di Francesco Briganti

27.05.2016 09:45

Nel periodo del mio speranzoso e mai più completato internato in ospedale, giù nella mia Calabria Saudita, ricordo che nel reparto di medicina in cui proditoriamente ero stato inserito, c'era una guerra in corso tra il vecchio primario ed un suo aiuto da tutti pronosticato come valente e magnifico successore. I due nutrivano l'uno per l'altro una spiccata idiosincrasia.

Il primo rispecchiava la tipica baronia medica: il professorone universitario, saccente legato ai vecchi metodi di approccio con i pazienti, alle consuete terapie, allo scranno da comandante dall'alto del quale trattava ciascuno degli aiuti, degli assistenti e dei tirocinanti come le ultime infime pietre di uno stagno melmoso catalizzando su di sé tutti quei piccoli vantaggi, quelle onoreficenze, materiali e non, derivanti dalla propria posizione, vantando quelle amicizie politiche ed amministrative che lo rendevano capace di spostare quel certo numero di voti a dargli quel certo potere di influenza tale da farne una sorta di ras da tenere sempre in stretta considerazione.

La sua gestione complessiva era tutt'altro che qualcosa di lineare o di eticamente perfetto per quanto valida e valente fosse o sembrasse la propria maestria.

Il secondo era un quarantenne con esperienze all'estero, fautore di tecniche e processi terapeutici innovativi, usava mantenere con tutti, dall'ultimo degli infermieri e portantini al più giovane dei colleghi fino agli inesperti tirocinanti, un rapporto paritario e aduso all'insegnamento ed alla responsabilizzazione di ciascuno di essi. Non mancava mai, però, di sottolineare le proprie specifiche differenze, faceva propaganda e giusto proselitismo alle proprie tesi; si poneva, perciò, in spesso contrasto anche con la dirigenza sanitaria tutta che, inutile dirlo, dalla prassi del primario in auge riusciva a trarre per sé in toto e funzionario e rispettivo codazzo per funzionario, quelle appiccicaticce correlazioni che facevano di tutta una serie di rapporti quella ragnatela opaca ed invischiante a rendere stabile uno statu quo che andava, però. sempre più degradandosi.

Un giorno successe che a causa di una malattia non troppo frequente e di una terapia non sbagliata, ma non risolutiva, il conflitto tra i due si rivelasse nella sua acredine più manifesta con come conseguenze l'improvvisa decisione della direzione sanitaria di mettere in attesa il vecchio primario e di nominare facente funzione l'aiuto quarantenne con un drastico e quasi umile: " ... adesso fai tu ...".

Aria nuova sembrò respirarsi da quel momento nel reparto ed in tutto l'ospedale. Non ci furono più furti di orario, la funzionalità di ognuno sembro ispirarsi all'etica più pedissequa, persino le suore con i pazienti sembravano essere diventate quelle sorelle di fatto e non solo di nome.

Un apparire splendido e splendente da far invidia a Greys Anatomy!.

Poi, piano piano, quella rete appiccicosa di cui sopra abbiamo parlato cominciò a ritornare subdolamente in azione: qualche macchinario improvvisamente rotto che non si riusciva a riparare, piccole deficienze di medicinali che non si riusciva a reperire, sparizioni all'ultimo momento di cartelle cliniche, qualche infermiere a sbagliare alcune somministrazioni fino ad un paziente in fin di vita per l'incuria complessiva e sottile, fatta di tante squallide e relative e non dimostrabili concatenazioni il cui risultato ultimo fu la messa in stato d'accusa, la condanna per responsabilità oggettiva e la definitiva defenestrazione del giovane innovativo medico.

Il giorno dopo, senza nemmeno un attimo di riflessione, quella stessa dirigenza che lo aveva messo in stand by richiamò al suo iter e fu di nuovo reintegrato il vecchio primario e come d'incanto tutto riprese secondo l'apparire consueto e precedente: il vecchio andazzo aveva trionfato facendo in modo che il nuovo fallisse il proprio tentativo!.

A proposito, non c'entra nulla, ma secondo Voi, in piena coscienza e senza peli sulla lingua ...

chi sarà il prossimo sindaco di Roma?.