… quante punte per una stella? … - di Francesco Briganti

25.06.2015 07:40

Mia madre, Iddio l’abbia in gloria, diceva che i figli si baciano quando dormono; intendeva dire, santa donna, che andrebbero educati con un rigore manifesto ed un affetto sottaciuto. Da che ho memoria, non sono mai stato d’accordo ed in effetti ho cresciuto i miei palesando affetto e rigore senza mai chiedermi se fossi nel giusto: ho spiegato loro la mia severità quando questa era necessaria, li ho abbracciati e baciati contemporaneamente ed ogni volta l’istinto me l’ha suggerito. Il risultato ultimo è nel loro sapere che qualunque cosa accada avranno sempre e comunque dei genitori pronti magari a reprimende le più dure, ma ed allo stesso tempo sempre disponibili ad essere al loro fianco.

Ritengo, parafrasando le intenzioni dei padri costituenti, che uno stato dovrebbe avere le stesse caratteristiche; essere inflessibile nelle proprie posizioni di principio, dovere e diritto, ma al contempo disponibile e comprensivo per quelli che sono i propri doveri, le proprie condotte a tutela, le proprie iniziative a soddisfazione dei propri cittadini. Non è una pura utopia, questa mia, se è vero come è vero, che esistono luoghi nel mondo in cui il rispetto e la tutela per l’uomo, cittadino autoctono o no che sia, è ancora la molla principale a muovere ogni cosa.

In “questopaese” uomo-cittadino e stato sono sempre più entità diverse e distanti tra loro e sembra quasi che le istituzioni siano una condizione a mortificare piuttosto che a supporto; pare che i politici, quale che fosse la propria estrazione, una volta al potere, quello vero, debbano seguire regole da quel momento in poi dettate da un deus alieno; mostrando di essere fatti di interessi particolari e non più generali; articolando il loro andare nel seguire strade le più astruse ed in contrasto con il semplice buon senso dei più.

Se “questopaese” fosse, anche solo, serioso al posto di essere quello che è, avremmo una situazione di agitazione complessiva mirata ad una conflittualità possibile e dirimente nei fatti; la scuola, ad esempio, oramai al suo termine solare, avviserebbe il governo sulla possibilità di uno scontro totale in funzione della ennesima mortificazione subita; la sanità, invece di adagiarsi sulla continua carenza di organico e sulla conseguente deficienza nel essere utile subito, minaccerebbe una serrata decisa assicurando solo le effettive urgenze; e così la giustizia, l’imprenditoria, i sindacati, le associazioni dei liberi professionisti e tutti ed ognuno a rivendicare il diritto ad una propria dignità collettiva e personale.

“Questopaese”, però, è solo ed invece, un rappresentazione perenne di una commedia all’italiana il cui canovaccio è recitato a soggetto, non ha registi e, cosa peggiore, vede attori e pubblico alternarsi in estrema confusione nelle diverse parti finendo con il generare quella “zarzuela” quotidiana in cui ciascuno dice la propria battuta, ma nessuno riesce a distinguere un filo comune finendo così, nella rappresentazione del “non sense” decisamente inutile ai più e sicuramente sfruttato dai pochi a fare i propri egoistici interessi.

Ai tempi che furono ebbi tra le mie convinzioni quella a suggerirmi che in “questopaese” l’unico partito serio esistente fosse quello delle brigate rosse e di tutte quelle formazioni armate che, in nome delle classi più sottomesse, avevano dichiarato guerra allo stato. Allora le condizioni, pur diverse, erano comunque migliori delle odierne, ma, e comunque, pur arrivando, poi e da dopo l’assassinio dell’on. Moro, all’auto critica ed alla abiura di quelle convinzioni, ho ancora molto presente il sentire che essi, gruppi combatteti, furono funzionali ad una conquista di diritti per i lavoratori non conseguente alla loro azione, ma in una qualche maniera dipendente anche dal pericolo che essi suggerivano.

E’ un discorso un po’ contorto e potrebbe sembrare al limite dell’apologia di reato; in un paese dove, però, fascisti usciti dalle fogne, quale che sia il coloro che li identifica, impunemente spacciano sé stessi come novità possibili ed anzi probabili, sarà consentito a me disquisire sulle mie adesioni intellettuali e passate.

In funzione di quelle, io ritengo che, oggi, è appunto questo ciò che manca ad uno stato, a questi politici, a questo sistema auto referenziato e bastevole a sé stesso: il pericolo reale che qualcuno agisca assumendosi in proprio l’alea di un’azione decisa, di esempio, di intimidazione, correzione ed avvertimento, magari non cruenta, magari non per forza violenta a provocare danni collaterali e bersagli innocenti, ma tale da …

colpirne qualcuno per educarli tutti!.