... quell'ora che volge al desio ... - di Francesco Briganti

21.08.2014 16:20

La siesta è quell'ora del pomeriggio sacra ai romani dell'impero prima ancora che ai messicani ed ai vacanzieri dell'oggi; per i pelandroni e gli oziosi a prescindere è un periodo indefinito che può andare dalla mezzanotte alle undici e cinquantanove di sempre.
A vederne i risultati sembrerebbe che i nostri politici, riuscite ad escluderne qualcuno?, appartengano alla categoria più numerosa quella dei pelandroni. Oh!, non è che essi non si muovano o non dicano o non promettano, o non minaccino e non si indignino a morte, è solo che lo fanno da sonnambuli, da letargici individui il cui impegno è pregno di ogni buona intenzione e di tutti gli impegni possibili finendo, però e quindi, per non essere fattivo di nulla e per niente.
Il migliore di essi avrà, al massimo, da vantarsi di essere stato o di essere un onest'uomo, ma non sentirete mai aggiungere a questo: " ... sebbene questo non sia che la normale qualità data in dote a tutti quelli che solo abbiano un minimo di dignità".
Il non produrre risultati concreti non sarà mai per un politico un elemento sufficiente a recedere dal proprio incarico; il non aver apportato una qualche miglioria per tutti farà sempre il paio con l'essere stato un pedissequo osservante di un potere, avo, progenie e discendente di sé stesso, che non trova più legittimazioni nemmeno in un disperato dialogo tra sordi.
La poltrona, quale che ne sia il grado ed il colore, diventerà la loro dimora da difendere con le unghie e con i denti; essi, una volta eletti ed assaporato il bello della carica, soltanto se trombati o vinti da qualcun altro più convincente a giocarsi l'amico, fraterno estemporaneo elettore, potranno essere strappati dal giaciglio "tanesco" idealizzato a perenne proprietà.
I lupi di mare, coloro tra costoro politici, più furbi e scafati, avranno nel frattempo costruito le basi per una sicura e tranquilla navigazione post incarico oppure avranno già fatta propria una di quelle cariche, ben retribuite, a scasarli dalle quali penserà solo il trapasso ad un'altra, a volte in tutti i sensi intesa, miglior vita.
i sacrifici che si fanno in politica e per la politica, quella più fortunata, lasciano segni ben evidenti sulla pelle dei portafogli e degli abiti e delle scarpe firmate da questo o da quello stilista; i maglioni in cachemire, gli abiti in raso e chiffon, gli orologi di pregio, le "riconoscenze" ricevute per questo o quel favore reso, le serate in questo o quel salotto romano e chi più ne ha più ne aggiunga, inducono nostalgie e rimembranze quasi droganti, liberarsi dalle quali è impossibile per chi è stato reso schiavo dal vizio di un posto alla camera o al senato o, ancora di una qualsiasi incombenza solo di nome e mai di fatto più bassa e meno importante.
I politici, quale che sia il loro livello, sono tutti importantissimi L'UNO PER L'ALTRO. In politica non esiste maggioranza e non esiste opposizione; non esiste sdegno e non esiste rinuncia, in politica esiste soltanto la sopravvivenza ed in nome di questa si spaccia quel e ci ci si sottomette a quel BENE DEL PAESE che, non si sa come mai, non corrisponde in nessun caso al BENE DEI PAESANI.
In politica, PER QUANTO PULITI SI FOSSE PRIMA NON C'E' UN DOPO CHE PROFUMI DI CANDORE se è vero che il migliore tra i politici non potrà mai affermare, guardandosi allo specchio senza vergognarsi, di non essersi mai, nemmeno una volta, venduto ad un compromesso, ad un laido ordine di partito, ad una decisione altrui che non lo vedeva d'accordo quale che fosse il sentimento che ne agitava l'anima ed il pensiero.
Un solo esempio di politico dimessosi dal suo essere deputato, senatore o altro per queste ragioni basterebbe a buttare a mare tutto quanto sopra, UNO SOLO; ma io non credo che ci sarà mai, per questo, penuria di salvagente ...
con paperella o meno.