Qui rinale !. - di Francesco Briganti
L’Italia è un paese anarco-fascista!. Lo è giacché le sue genti lo sono; lo è dato che la sua storia lo dice; lo è in quanto esserlo è il modo più semplice per poter fare e lasciar fare agli altri ciò che più piace e conviene lasciandosi aperta la porta della ribellione ad usum delphini, della opposizione di maniera, del menefreghismo più audace ed accentuato e, infine, della sotto missione più prona e fedele al reuccio di turno.
Di questa tendenza anarco-fascista i padri della costituzione non hanno tenuto conto; essi, forse, speravano che il trauma di una guerra sanguinosa e di una dittatura insulsa e laida avessero annichilito il gene avariato di un nonpopolo e di una nonnazione. Essi padri, tentarono di stabilire dei principi aulici che tenessero conto di ogni spinta sociale, che favorissero la completa partecipazione alla cosa pubblica di persone che speravano essere responsabili, che mettessero al sicuro il futuro possibile da una rivalsa di un passato marcio, infetto ed infettante.
Stabilirono pesi e contrappesi; garanzie ampie di tutela, un numero di parlamentari sufficientemente alto per essere soggetto a forme di ricatto collettive, una doppia lettura delle leggi affinché le stesse fossero figlie di una ponderatezza filosofica e non di un puttanesimo di fatto. Sino allo scoppio del bubbone per opera del tribunale di Milano e pur tra vicissitudini ricorrenti e trame sotterranee in questo paese la quotidianità aveva un che di normale; i crimini scoperti venivano puniti; la necessità di accordare voci diverse se non garantiva governi duraturi nel tempo, garantiva, però, una realizzazione attiva delle cose da fare e il continuo progredire delle classi meno abbienti e più, fin lì, sfruttate. Tutto ciò, però, doveva dare enorme fastidio alla indole anarco-fascista che messa a tacere dal crescere di tutti non trovava nel sociale comune una strada percorribile. Fu allora che da qualche parte si cominciò a ricordarsi degli insegnamenti scolastici; qualcuno si ricordò dell’Odissea e di Omero e di quanto fosse servito ai greci il famigerato cavallo di Troia.
Lo divenne Craxi cominciando a minare il rapporto con e tra i sindacati, continuò guerreggiando con il Pci ed alleandosi con la Dc ed a Lui seguirono i vari Mario Chiesa che furono i detonatori fatti scoppiare ad arte affinché ci fosse una spinta al cambiamento verso quel dualismo intellettuale e politico destinato a diventare quel brodo di coltura in cui ogni cosa si pasce che oggi è sotto gli occhi di ognuno. Seguirono così gli Occhetto, i Berlusconi, i Prodi, i Monti, i Letta e quel Renzi che chiude un triangolo equilatero con agli altri vertici temporanei quel Grillo e quel Salvini funzionali, tutti, ad una sorta di fascismo democratico in cui ogni aspetto anarcoide trova la propria ragion d’essere.
Nell’ambito di tutto ciò oggi assistiamo ad un secondo mandato, mai previsto dalla nostra Costituzione, di un presidente della repubblica; guardiamo con finto sdegno ad un presidente del consiglio che spaccia chiacchiere e tabacchiere di legno per oro colato; ammiriamo un presidente del consiglio diventato tale grazie a logiche del tutto prive di radici elettive; collezioniamo scommesse su chi sarà il prossimo eroe sul colle più alto. Il tutto, al di fuori e nonostante quei principi che hanno fatto della nostra Costituzione la più ammirata nel mondo. Lo facciamo con la più disinvolta delle noncuranze, con il più classico dei disinteressi e con la più supina ed accettata delle schiavitù scelte e masochistiche. Auguri!.
Per chi si stesse chiedendo la ragione del titolo sopra riportato, risponderò che esso non ha nessun riferimento alle istituzioni e può intendersi come il riporto di un termine napoletano il cui significato è ...
Orinatoio!.