... riflessi di umore ... - di Francesco Briganti
Sarà, forse, perché ieri non ho seguito telegiornali né comprato giornali; sarà, forse, perché stamattina c'è un sole che lentamente punta al suo zenit e sguinzaglia ombre odorose nel giardino; sarà, forse, perché un intenso cinguettio fa da sottofondo ad entrare dalle finestre e dalla porta aperta al mattino; sarà, forse ed io penso, perché mi sono svegliato con una festosa, sapida e calda voglia di vivere, ma questa a divenire, mi sembra una domenica fantastica.
Ho sessantatrè anni, uno in più il prossimo agosto; il fisico non è più quello di un ragazzino, qualche chilo di troppo sullo stomaco, ahi ahi ahi!, i capelli brizzolati più alla cenere che al nero sbiadito, qualche dolorino a sempiterna memoria che il tempo passa per tutti, però il mio metro e novantadue ancora regge i ritmi di un cervello per il quale gli anni non sembrano essere mai passati.
Stessa frenesia a vincere attimi di passeggero sconforto; durature velleità, diciamo così, attese alle olimpiadi del vivere supportate da uno strenuo e fiero "ego sum" ancora baldanzoso ed un insieme soggettivo che alla faccia di tutto e di tutti quelli a voler fare egoisticamente i ca ... cavoli loro ancora crede in una possibilità capace di cambiare una società assassina.
E' così, questa domenica è uno di quei giorni che, a loro stessa insaputa, costituiscono gli addendi di una somma algebrica tutto sommato positiva nel suo complesso. Come dicevo non hanno un perché specifico, così come invece tristemente spiegati sono i momenti no oppure quelle giornate in cui nulla sembra possa alleviare un tedio soffocante e minaccioso.
Sono giorni, quelli come questo, in cui semplicemente la vita si bea di sé stessa trascurando ogni particolare dissonante nell'accreditarsi, solo, delle cose più piacevoli: una voce a cantare, magari lontana ed appena udibile, il colore dei fiori, il ronzare sommesso delle api a far da spola tra la lavanda ed il mirto, tra la pianta del basilico e quella del rosmarino mentre, nel crescere d'intensità e di contrasto tra il soleggiato e l'ombrato ogni cosa splende della propria intrinseca essenza.
Gli ulivi affacciano i loro rami propendendosi al sole, dalla terra che asciuga la brina notturna sale un profumo paradisiaco ed estatico, l'aria tremola in lontananza nella temperatura che aumenta il proprio gradiente e le finestre ed i balconi via via si aprono lasciando fuoriuscire profumi di caffé che neanche nei bar di rio o nelle viuzze di una casbah sentono di così tanto sapore.
Qualche radio soffusa diffonde note argentine e da qualche parte qualcuno insegue una preghiera per una messa recitata mediaticamente; il cielo è terso e rondini sfrecciano leggere e disinvolte incuranti di un falco che gira alto forse sazio o forse solo rispettoso di quelle vite che altro non chiedono se non di compiere il proprio ciclo. Su, molto più su, una scia bianca segue un aereo silenzioso ai confini dell'universo.
E' domenica in questo borgo paesano, quasi agreste, toscano quanto basta, per reggere in sé anime diverse per provenienza ed estrazione; i saluti rincorrono i buon giorno e le buona domenica e solo di rado qualche motore accende un cammino verso il mare e/o i monti o verso impegni da assolvere in letizia nonostante il festivo.
Tutto scorre, stamane, in una pace condivisa che non teme quel lunedì prossimo e venturo almeno sino a stasera: è domenica di un giorno di primavera esplosa, finalmente, in tutto il suo fulgore; è domenica e, Santo Iddio, di tutto il resto, qui ed ora, ...
non ce ne frega un accidente!.