Scopa …! - di Claudia Petrazzuolo

22.03.2013 08:31

In un mazzo di carte ci sono 4 assi: denari, coppe, spade, e bastoni; ciascuno di questi vale un punto o 11 punti a seconda del gioco in cui si è impegnati e ciascuno di questi ha il potere di “prendi tutto” in uno particolare dei giochi possibili. Nel gioco del poker in particolare quello d’assi (quattro assi assieme nelle mani di un solo giocatore) è uno dei punti più sicuri di vittoria e quando ci fosse un piatto in cui il denaro straborda esserne il titolare significa avere risolto le speranze, a volte, di una vita. Ora immaginatevi un tavolo cui siano seduti a giocare i nostri maggiori quattro Gambler (giocatore,biscazziere; ndr) in una sfida all’ultimo sangue ALTRUI; TUTTI E QUATTRO SANNO DI ESSERE SEDUTI AD UN TAVOLO TAROCCATO; tutti e quattro sanno che la posta in gioco è un piatto miserabile e fatto di centesimi, da arricchire con poste che altri dovranno mettere, di certo non loro!; ognuno di loro sa che ciascuno degli altri è un baro: uno perché responsabile di un ventennio di malcostume e di “approfitto” teso ad ogni interesse personale; un altro perché responsabile di un ventennio di ignavia inconcludente persino nel passare la mano; il terzo perché pur essendosi seduto a quel tavolo da poco ha sperperato nel servilismo agli interessi del casino ogni sua sapienza ludica e l’ultimo perché non sa come sfruttare la sua posta appena conquistata se non con un “ ALL IN” (o tutto o niente, ndr) che gli altri tre non vogliono e non possono accettare sia per mancanza di coraggio sia per ottusità dichiarata. In questa particolare partita che stiamo prendendo in considerazione, capita che ciascuno di loro tra le 5 carte IN MANO HA UN ASSO ciascuno dei quali, da solo, non vale niente. L’asso di denari potrebbe comprare se ci fosse chi si vendesse; quello di coppe potrebbe associare chi fosse disposto a bere, ma, attenzione, non è disposto a dissetare chiunque; quello di bastoni ha già fin troppo bastonato nel poco tempo concessogli e non lo vuole nessuno; quello di spade, infine, nella fierezza della sua pungente arma, attende il “IO PASSO” DI CIASCUNO DEGLI ALTRI. Il fumo delle sigarette nella stanza rende l’atmosfera irrespirabile, il pianista dietro il bancone del saloon (sul colle, ndr) comincia ad innervosirsi perché teme che nella tensione generale qualcuno decida di sparare proprio su di lui; la folla degli spettatori si accalca attorno al tavolo da gioco e freme ogni qualvolta un sopracciglio di uno dei giocatori fa un sobbalzo o una goccia di sudore scende lentamente lungo una guancia tesa; L’atmosfera è elettrica mentre ciascuno dei pokeristi guarda e sbircia di sottecchi il volto degli altri: stringono le carte che hanno in mano, le spizzicano, le torcono; bevono alcune gocce di whisky da bicchieri oramai lisi e pieni di impronte colpevoli ed accusatorie per poi tornarsi a guardare senza capire davvero chi bleffa, chi ha il punto in mano, chi certamente ha tutto da guadagnare e niente da perdere dal quel protrarsi statico della partita …; alcuni cronisti magnificano ora questo ora quello facendo esegesi di parole non dette, di pensieri non espressi, di comportamenti non attuati, di strategie forse inesistenti. Il brusio della folla circostante di spettatori d’un tratto cresce, cresce, cresce e diventa assordante fino a quando qualcuno prima timidamente e poi sempre più forte, e poi ancora gridando come un ossesso non urla: “ … ma porca p..aletta, accoppiatene due e fate … SCOPA! … maledetti bastardi!. andate affanculo e levatevi dai piedi!.”