... si può dare di più ... - di Francesco Briganti

26.02.2016 10:02

Ciò che è passato ieri al senato con il voto promiscuo di quella unione cacofonica che è il governo è un passo avanti nella equiparazione dei diritti civili, ma non è il passo risolutivo. E' ciò che di solito si suole commentare come il trito e ritrito " meglio che nulla"!.

Altri, migliori del sottoscritto, hanno detto, dicono e diranno, i perché relativi. Quello che a me piace fare è riflettere un po' su ciò che una legge, una direttiva, un ddl, nei casi più urgenti, dovrebbe o potrebbe fare: normalizzare delle situazioni non al parere di una maggioranza, quale che fosse, ma renderle adeguate a ciò che nei fatti comunque già è.

Innanzitutto partiamo da una definizione:

" L'omosessualità è una variante naturale del comportamento umano che comporta l'attrazione sentimentale e/o sessuale tra individui dello stesso sesso. Nella definizione di orientamento sessuale, l'omosessualità viene collocata nel continuum etero-omosessuale della sessualità umana, e si riferisce all'identità di un individuo sulla base di tali attrazioni e dell'appartenenza a una comunità di altri individui che condividono le stesse. (...) ". Wikipedia;

da essa, è facile dedurre che quando si parli di omosessualità non bisogna farlo come se si trattasse di una malattia, di una perversione, di un comportamento anomalo rispetto al "naturale". Chi avesse voglia e andasse a leggere il prosieguo del virgolettato, troverebbe che la omosessualità e diffusissima in natura e scoprirebbe anche che alcune specie nascono di sesso maschile o femminile e nel corso della propria vita si trasformano, naturalmente, nel sesso opposto; dunque non solo la natura non condanna questo orientamento, ma ne è addirittura fautrice.

Se volessimo considerare la cosa dal punto di vista religioso, almeno per ciò che riguarda le tre più diffuse religioni, occorre decidere se quel dio unico che ne è l'origine, è onnipotente, onnisciente, onnipresente e perfettissimo oppure no giacché, se lo è, allora anche l'omosessualità è opera sua, se non lo è allora si dica semplicemente che si vuole una volontà egoistica e soggettiva a farla da padrona sulle altre.

Detto questo, e rifacendomi ad un commento di ieri, ciascuno di noi non personalmente interessato al problema, potrebbe dire senza spostare di un mm le cose: " ... ma in fondo a me cosa mi frega?!" e lasciare che ad affrontare disagi, privazioni, discriminazioni fossero i protagonisti di turno. Se così facessimo, però, dovremmo tenerci pronti ad una strenua difesa personale perché, prima o dopo, sicuramente, quale ne fosse il motivo, toccherebbe a noi, ciascuno nel suo considerato, difenderci per qualcosa e da qualcuno. Viene quindi da sé che tanto più un particolare problema riguardi una minoranza tanto più esso dovrà essere affrontato e risolto dai più.

Occorre pensare, infatti, che ciascuno di noi, per un verso o per un altro, appartiene ad una qualche minoranza.

Tutto ciò nel caso in particolare. In generale, ed in special modo per quanto sopra, occorre parlare di diritto e cioè di quella prerogativa che non è funzione di altro se non della appartenenza alla condizione umana: TUTTI SONO UGUALI, se non di fronte ad un dio o alla legge, di certo AL COSPETTO DELLA NATURA.

Non esiste un diritto parziale o valido per alcuni soltanto o fruibile a giorni alterni o secondo governo vigente; un diritto o è tale oppure non lo é. Quando lo fosse, allora non valgono più le condizioni particolari, ma DEVONO SUBENTRARE, la logica, la realtà dei fatti, l'intelligenza e l'altruismo.

Nel caso specifico delle unioni civili i diritti da considerare sono due: quello alla genitorialità e quello prevalente di un bimbo al cospetto di due genitori, etero od omosessuali che fossero. E' primario quello del bimbo senza dubbio, ma proprio in funzione di questo varranno: a) l'amore che gli si porterà; b) la possibilità che in caso di morte di uno dei due genitori l'altro possa continuare ad amarlo ed a proteggerlo senza difficoltà o problematiche condizioni; c) il preferire una famiglia, quale e come fosse, anziché un qualsiasi affido ad un istituto amorfo ed anonimo per perfetto ed amorevole che fosse.

Qualcuno obietta che un bimbo ha diritto ad una madre e addirittura solo alla madre genetica, ma sono quelle stesse persone che, però, hanno accettato gli orfanotrofi e cioè quei luoghi in cui vengono cresciuti quei bimbi che dalla loro madre sono stati rifiutati o che l'hanno perduta in assenza di un padre genetico ed a volte un padre pur che fosse.

Quanto alla genitorialità, cioè al desiderio di un figlio, questo vale indiscriminatamente per una donna quanto per un uomo, E' ANCH'ESSO UN MOTO NATURALE DELL'ANIMA UMANA e, dunque, come tale non si può, oltre che non si deve, discriminarne la provenienza.

La legge ieri approvata dal senato, scrivevo più su, è comunque un passo avanti, ma è una ulteriore affermazione, al contempo, di una prevaricazione di una visione della vita che alcuni hanno; è un OSSIMORO LIBERTARIO che assassina la libertà e non la esalta.

Ciò che si chiede, non è la supina accettazione di una affermazione, ma il libero ragionamento che un pensiero onesto e capace di critica può e deve fare, perché non bisogna mai dimenticare che ...

gli altri siamo noi!.