… sono forse io il custode di mio fratello?... - di Francesco Briganti

18.02.2015 08:44

“ Caino coltiva la terra ed Abele pascola il gregge. Caino offre a Dio (chiamato dalla Bibbia Yahweh) i frutti delle sue coltivazioni ed Abele un agnello del suo gregge; Dio gradisce l'offerta di Abele e non quella di Caino. Il motivo di questa preferenza non è spiegato nella Bibbia. Geloso del fratello, Caino lo invita ad uscire in campagna e là lo uccide. (Wikipedia; da la sacra Bibbia). “

Per chi non avesse visto il filmato che mostra il taglio della testa dei 21 cristiani copti il consiglio è di lasciar perdere. E’ uno “spettacolo” duro, crudo, animale in cui le origini bestiali della specie uomo sono visibili in ogni sfumature e tinta possibile. Il sangue che snatura il colore del mare alle spalle delle vittime per quanto quella terra possa essere distante dalla nostra è comunque già giunto sulle nostre coste; il suo odore pungente ed il suo sapore dolciastro ha già guastato odori e sapori delle nostre anime: ha inquinato in modo indelebile ogni nostro possibile domani.

I giustizieri del Califfato, l’esercito dell’Isis, tutti quelli che, in qualsiasi modo, si riconoscono, appoggiano, tendono alla così detta riscossa di una religione in nome di Hallah, o di un qualsiasi altro dio comunque esso venga chiamato e venerato, nel passato, nel presente e nel futuro, hanno trovato in quelle immagini lo specchio del alter ego maligno di quel dio e di tutti gli altri possibili, esistenti o non che fossero.

Sono immagini che inducono un solo sentimento, quello di un odio profondo che spinge alla rabbia più apicale e giustificata; quei coltelli che, quasi fossero spesi a tagliare una fetta di pane, incidono le carni e si affondano in corpi palpitanti senza averne alcun rispetto, infliggendo alla vittima un dolore cosciente, crescente e straziante secondo dopo secondo, fino all’oblio finalmente salvifico della incoscienza da trauma e/o fino alla definitiva distruzione di un anima, trafiggono e straziano il sentire di chiunque non sia un folle assassino; quei corpi decapitati sul bagnasciuga del nostro mare, gridano vendetta al cielo, urlano la propria disperazione esattamente come quei martiri ultimi, quarantacinque, arsi vivi, esattamente come quelli che li hanno preceduti e quelli che, purtroppo, li seguiranno. Quelle immagini sono lo specchio funesto di un mondo che ha definitivamente condannato sé stesso.

Le guerre non si fanno; tanto meno quando le loro cause avessero prodromi sconosciuti ai più e cause non più definibili e certe; a maggior ragione quando queste ultime fossero riportabili ad avvenimenti conseguenza di altre cause precedenti a loro volta figlie di altre ancora. Le guerre non hanno mai una ragione valida, vera e indiscutibile, che le veda come l’unica soluzione possibile. Le guerre, però, si fanno nonostante ogni considerazione logica e razionale perché con esse si pensa di risolvere quei problemi che sembrano, “SEMBRANO”, irrisolvibili altrimenti.

Quei corpi abbandonati su quella spiaggia; quegli uomini arsi vivi, quelle vittime precedenti e quelle che verranno, tutte ed ognuna, lo sdegno, la rabbia, la condanna ed il desiderio di vendetta che, in totale ed alla fine, si provano di conseguenza non possono e non saranno, però, il motivo vero di una possibile ed anzi molto probabile guerra a dei pazzi assassini. Quel motivo ha ragioni molto più antiche e trova come colpevoli comportamenti ed azioni diversi nello spazio, nel tempo, nei soggetti protagonisti, perciò e solo per citarne alcuni: lo sfruttamento del ricco sul povero, la conquista di una terra per depredarne le ricchezze, la violenza di una fede su di un’altra, l’ingiustizia di un popolo martirizzato da parte di un altro sopravvissuto ad un martirio, la divisione di un mondo secondo logiche di spartizione e non di civiltà e coesione, la voglia degli uni di stabilire una qualche supremazia su altri differenti per usi, per costumi, per visioni della vita opposte o anche solo dissimili.

Quei corpi, quindi, chiedono vendetta e non giustizia e, giacché la giustizia latita in queste nostre società mercenarie, mercificate, adepte di un dio che sembra essere il “re dei re” e cioè quel denaro che non puzza e non ha sapori, allora vendetta sia fatta obbedendo, però, al comandamento del “senza se e senza ma”; quel comandamento che professa quanto debba essere ESAUSTIVO E RISOLUTIVO ogni intervento che davvero voglia risolvere qualcosa: lì dove c’è un nido di serpenti occorre distruggere ogni cosa, spianare ogni anfratto, fare terra bruciata, azzerando ogni possibile rigurgito ad inquinare il futuro che verrà.

Il non farlo, lasciando anche un solo gene deviato capace di indurre altre malformazioni in futuro, renderà ogni intervento normale a tutto ciò che ha portato tutti noi sino a QUESTO OGGI e quindi sarà stato inutile ed ancora una volta solo servo di interessi particolari e officianti quel unico re dei re che affama ed uccide, ovunque, esattamente come la punta di quei coltelli.

Ciò detto se guerra deve essere, allora guerra sia, ma non senza prima chiedermi e chiedere ancora una volta e non sarà mai sufficiente e bastevole il farlo … :

chi è Abele oggi?.