sono solo canzonette ... Italia, oh dolce Italia … (E.Finardi). - di Francesco Briganti
14.07.2013 07:40
Nero!. Azzurro e veloce corre da est quel chiaro dirompere ogni ombra: si allarga, scuote le stelle, le spazza lontano verso i sogni ed il sonno di altri a dormire; s’infiamma leggero il riverbero del mare ed il blu cobalto s’allarga del verde smeraldo e nel candore delle spume ondose l’una sull’altra ed ancora sull’altra; salta, incosciente vittima predestinata, dal profondo a gustare ossigeni e tepori crescenti nella misconosciuta attesa di un amo o di qualche poiana affamata; ricade, con uno spruzzo improvviso, e torna ad immergersi nuotando verso un fondo, calice di protezione e salvezza diverso, da quell’altro da cui, tutti discesi, nessuno riesce a risalire; è l’alba di un giorno normale d’estate ed il sole inizia il proprio turno di lavoro. Oppure …: piove!. In riva al mare; il vento sfoga la sua foga sul viso e tenta, inutilmente, di sorpassare la barriera dei tanti orpelli a coprire; alita, mugghia, scompiglia i capelli stranieri al cappello a protezione, sfugge e ritorna imperterrito a ritentare: la sabbia, pur butterata dalle mille e mille gocce che cadono sembra compattata da un rullo compressore, la spiaggia si perde, quasi infinita, alla destra ed alla sinistra, il mare organizza ritornelli ripetuti eppure mai uguali e onda dietro onda assalta il brecciolino della battigia, smuovendo i sassi più piccoli e mordendo invano quelli più grossi; il cielo è grigio e pregno di nuvole in corsa così cariche d’acqua che il loro collasso affogherebbe tutto nel raggio di migliaia di miglia; una barca temeraria, forse una nave piccolo punto d’unione tra mare e cielo, sale e poi scompare alla vista attraversando lo sguardo; un gabbiano corre la sua alea mattutina in questua pescosa per i suoi piccoli nel nido o per il suo stomaco stanco di discarica e di puzza di umano. Ovattati i suoni si mescolano e fondono tra loro: la risacca violenta ed il ruggito del vento; lo stormire delle fronde nella macchia con il cigolio dei rami in tensione; il rik-rik-rik di un falco pellegrino allarma il gabbiano che perde quota e scende a pelo d’acqua a confondersi con il liquido grigio azzurro spumoso e candido all’avvicinarsi alla riva avvisando ogni cosa della sua presenza e della sua sfida continua al vento che incalza; lontano, filtrati dalla sinfonia mediterranea di profumi intensi e vivificanti di rosmarini mirti allori e capperi, dalla strada giunge lo sfrecciare delle auto in corsa sull’autostrada ed il puzzo dei gasi di scarico a parlare delle cose umane in divenire secondo dopo secondo e per il tempo a venire … eppure, pur ogni cosa in movimento, tutti i sensi allertati come in attesa di un evento imminente, tutto sembra immobile e statico nell’attimo sublime della contemplazione per la contemplazione, dell’autocoscienza per il gusto, dell’immanente perso nel trascendente … dell’ esserci per, finalmente, essere!.