… Spiritual … (f. de andré) - di Francesco Briganti

14.03.2016 09:46

Buttare nei rifiuti la storia di una vita non è mai facile; farlo dopo averne, lentamente e letteralmente, buttato via dei pezzi è, al momento in cui ci se ne rende conto, ancora più triste e doloroso; diventa squallido quando ci si dovesse accorgere che lo si è fatto nella completa e disinteressata incomprensione del mondo intorno.

Quando tutto ciò dovesse succedere per amore, io credo, la sensazione di fallimento a viversi, col tempo, molto tempo, si consola con le memorie delle cose belle vissute o con l’odio profondo che ne nasce e con la susseguente totale negazione del passato; ma quando dovesse succedere che lo si è fatto perché nemmeno convinti di ciò che si è stati, o di ciò in cui si è creduto, allora quel senso di fallimento si coniuga con il resto ed il desiderio di continuare sia pure solo nella routine quotidiana non reggerà, poi, per molto.

L’età è funzione di molti fattori: di certo gli anni a passare, ma anche le esperienze, le gioie, i dolori, le vittorie e le sconfitte. Si è, si diventa, qualcuno e punti di riferimento per qualcun altro, quando dalle proprie esperienze si sono tratti degli insegnamenti a mutare il proprio corso e quando, quegli insegnamenti, si riesca a trasmetterli di modo che, essi, siano se non proprio fari ad illuminare, quanto meno lampade ad attenuare errori possibili.

Riuscire a convincersi di aver raggiunto quel grado di nirvana psicologico e fisico, quando inducesse un sentimento di sicurezza contro gli attacchi dall’esterno può, a volte, indurre una rilassatezza che porta a quel “ lascia fare “ che alla fine ci si ritorce contro, dimostrando, con il cinismo più sintomatico e plateale, quanto da quello stato, in realtà, si sia stati lontano.

Il mondo è posto strano; l’universo umano lo è!. La pratica rompe la grammatica nella stessa misura in cui quel “pathos”, quel emozionarsi istintivo, ad innescare in tutti, ma proprio tutti, una partecipazione verso l’altrui accadere viene, poi, contraddetto dal comportamento di ciascuno a difesa del proprio egocentrico sé e del proprio egoistico intorno.

Non ci possono essere combinazioni sincere, attese ad un obiettivo comune, tra due esseri umani ad intendersi, comunque ed a prescindere, l’uno uguale all’altro. Ci sarà, sempre e comunque, qualcuno a cedere ed un altro a prendere e ciò fino a che colui che cede o colui che prende, rispettivamente, non si renderà conto di non aver più nulla da dare e nulla da prendere, l’uno di fronte all’ingordigia, magari inconscia ed ideologicamente attesa ad un bene comune, dell’altro e l’altro alla fine ad affermare che non è più tempo di portarsi dietro zavorre a rallentare.

E’ sempre capitato e capita tutt’oggi; nel piccolo mondo di ciascuno di noi, con gradienti di differente intensità e nel macro mondo di una società moderna; ognuno a leggere potrà, se vorrà, ritrovarne esempi concreti nel proprio andare. Tutti, nessuno escluso, si sono chiesti almeno una volta nella vita il fatidico “… chi me lo ha fatto fare?!”. Pochi hanno proseguito la propria analisi nel considerare come sarebbe stata la loro vita se …, e molti in meno ancora sono quelli che, da questo ravveduti, hanno poi continuato partendo dai risultati risposta di quel se … . Ciò di solito succede solo tra quelli, ripeto magari sinceramente inconsci, a prendere ed è rarissimo tra quelli a dare!.

Da qui un uomo che lascia una donna o una donna a lasciare un uomo e nei macro mondi, la Fiat che lascia l’Italia, l’imprenditore che trasferisce all’estero la propria attività, quello che vende i propri averi per non abbandonare la propria forza lavoro, quello che si uccide per aver troppo ceduto, oppure colui come un Bersani qualunque, ed è solo un nome tra i tanti, che veda il Renzi del situazione fare il gallo su di un monte di letame avendo sfruttato, forza, storia, credibilità, considerazione e rispetto dall’altro guadagnati in anni di percorsi, per quanto alterni, positivi o negativi questi fossero stati.

Ciascuno di noi, forte del proprio io a considerare, troverà nel proprio essere il modo per classificarsi tra coloro che hanno dato, conviene a tutti viversi così; ciascuno di noi incorrerà nello stesso medesimo errore giacché non proverà mai ad auto analizzarsi partendo dagli occhi dell’altro; ciascuno di noi sa che, se quello fosse stato il metodo, non si sarebbe arrivati a nessun punto di rottura giacché, ed in precedenza, sarebbe stato un dare ed un prendere assolutamente paritario e dunque, o fallimentare o di soddisfazione per entrambe le parti in causa e nessuno sarebbe arrivato al punto in cui si dice “ basta!”o, viceversa, vi si sarebbe giunti insieme.

Il più forte è sempre quello che riesce a dirlo il basta. Non importa se è quello a dare o quello a prendere; bisogna solo capire, poi, cosa si deciderà di farne di quella forza: continuare a prendere o dare, da ed a qualcun altro?; fare del proprio mondo un fortino chiuso da cui combattere contro ognuno degli altri?; lasciarsi andare continuando nell’egoismo più becero?, oppure attendere una fine, pur che sia, ad alleviare ogni stanchezza?.

Parla con me Dio, dimmi … !.