… star wars … - di Francesco Briganti

10.06.2015 07:42

Si narra che durante un giro di esplorazione sulla Terra, una avanguardia aliena in giro di perlustrazione in attesa dell’invasione del nostro pianeta, abbia incrociato sulla propria traiettoria una strada deserta su cui circolava una Duna; il suo autista, rapito e poi rilasciato da quegli strani esseri, raccontava a chiunque lo stesse a sentire lo sconcerto di quegli alieni ogni volta che cercavano di capire quale fosse la molla che spingeva un essere senziente a mettersi alla guida di un siffatto veicolo. La qual cosa era per loro così incomprensibile che ritennero il genere umano troppo pericoloso da affrontarsi al punto da rinunciare ai propri piani di invasione. Il malcapitato guidatore terminava, ogni volta, il suo racconto parafrasando Aristotele : “ Ho salvato il mondo perché guidavo una Duna, dunque, la Duna ha salvato il mondo!”.

Per le generazioni più giovani, preciserò che la Duna era un autoveicolo costruito dalla Fiat, quando ancora il buon Marchionne non aveva finto di comprare la Crysler con i soldi di Obama nel mentre stesso che vendeva agli americani la Fiat mantenuta in piedi dai soldi degli italiani. La Duna era un mezzo circolante (gerundio alla Salvini) a fare da spot pubblicitario per dei designer coreani ubriachi di saké, liquore giapponese, ed per delle maestranze da torre di Babele, idraulici a falegnami, che l’avevano assemblata. La Duna aveva come dotazione tutti i difetti tipici delle Fiat con in sovra misura quella di sembrare uno scherzo di carnevale peggio riuscito. Il famoso buon gusto statunitense ci spiega il perché della annessione di quel polmone italiano all’economia americana.

Ieri, nella apposita commissione, il progetto di legge sulla “buona scuola” ha subito una battuta d’arresto in relazione ad una evidenziata macchia di anticostituzionalità. In questo modo i “commissionari” hanno detto al mondo politico, “guardate che …!”. Come è suo imperituro costume, il buon Matteo nazionale, non per nulla intimo amico del altrettanto buon maglioncino Marchionne, ha ripetuto il suo slogan preferito: “ … possono mandarci a casa, ma non ci fermeranno! “. In perfetto stile De Luca e tradotto in parole comprensibili ai più suoi fideisti adoratori ed ai più ingenui tra quelli che lo votano, ancora una volta il signore di Firenze ha, perciò, così espresso la sua considerazione per le istituzioni italiane: “ …. ITALIANI … “ braccia sui fianchi, petto e mento in fuori come il balcone dal quale sogna di affacciarsi“ … io, io me ne fotto! “.

Il nostro beneamato Matteo, il signore l’abbia in gloria sempre, ma prima fa meglio è per tutti, è LA DUNA TRA I POLITICI.

Sembra disegnato da un piccolo padre arcoriano strafatto di pilloline azzurre e mostra di essere stato assemblato da una accozzaglia di figure mitologiche della politica quali grandi vecchi, plutocrati senza volto, decisionisti alla “curosoloifattimiei”. Egli è un corpo, costituito ogm, morfologicamente in quota parte “presidentedellarepubblica”, in parte, ancora, “stupidopredecessorerimastosereno”, in quota maggiore “ducettoinfierielettodanessuno”, e ultima frazione, ma non la meno importante, “pianopdueadessovaggiustoio”. E’ una chimera politica, sogno dei soliti noti, incubo per quegli altri soliti noti il cui pertugio posteriore risulta violato, vilipeso ed offeso sempre e costantemente come unico sollazzo di quei soliti noti di cui poco prima.

Quanto al sua esternazione preferita, che volentieri ripeto per coloro che l’avessero appena notata : “ possono mandarci a casa, ma non ci fermeranno!”, mi permetto di analizzarla, un attimino (morivo dalla voglia di scriverlo, ndr), suddividendola ed integrandola come segue:

a) Possono mandarci a casa … sempre ammesso che ci riescano e trovino il coraggio di mettere a rischio quella loro schifosa poltrona che dà da mangiare a questi beoti grandidioti che bivaccano in quell’aula inutile che presto spazzerò via …

b) Ma non ci fermeranno … sti stronzi proprio non hanno capito che loro servono solo per numero e che oramai non contano più un cazzo di niente!.

Matteo è così; bisogna prendere con simpatia il suo carattere caleidoscopico e quelle sue sfumatura di nero che tanto piacciono ai nostalgici dei tempi che furono; Egli, in fondo, vuole bene ai suoi connazionali, vuole spronarli al punto da rendere più che evidenti le condizioni necessarie ad una nostalgica e risolutiva nuova lotta partigiana; non fa nulla per nasconderlo ed anzi, sposta sempre più in alto il livello del sacrificio richiesto proprio per accelerare un processo atteso alla vittoria sulla vigliaccheria che, al momento, ancora frena noi ingrati sudditi.

Il merito maggiore del buon Matteo, però, è quello di essere il più grande baluardo ad una invasione extra terrestre. Un’ eco captata dallo spazio profondo pare ripeta su frequenze ricevibili con appositi radio telescopi : “ … dopo la Duna … anche Matteo?. No, alla larga … alla larga! …

che quando è troppo, è troppo!”.