... sulla via di damasco ... - di Francesco Briganti

19.03.2016 08:44

La vita, di tutti e di ciascuno, può essere rappresentata come un alfabeto morse: tutti lanciano segnali, punti, linee, combinazioni tra di essi a significare stati d'animo, passioni, odi, amori, gioie, dolori, speranze, delusioni; alcuni di questi segnali vengono raccolti, altri sono ignorati, scientemente o per stupida incuria, altri ancora ricevono mortificazioni altezzose o dispregiative, ma, ognuno di essi, rende a chi li lancia ed a chi dovrebbe riceverli il senso dell'appartenenza: quella che è propria degli esseri superiori.

Sono feromoni precisi, puntuali, attesi ad uno scopo che quasi sempre va al di là del semplice gesto, della singola parola, della lunga disquisizione, della pedissequa conseguenza al, e nel, e con il rapportarsi con gli altri dal sé; sono feromoni causali a dire ad ognuno e sopra tutto a sé stessi: " ... io esisto ... ".

Questo è un mondo spersonalizzato in cui si tende ad inculcare che la massa, che la gente, che il gruppo, la lobby, la casta, la congrega, quali che ognuna di esse fosse, sono più importanti del singolo e, ciò è tanto più vero, quanto più ognuno tra i singoli tende per questo a stringersi nel proprio angolo rafforzandone i confini affinché il proprio non corra il rischio di subire la stessa sorte diventando cosa comune. Questo non già e perché si tema un esproprio a favore di altri, ma perché si teme il "tutti padroni nessun padrone" e, quindi, ci si abbarbica a quel "proprio" come ulteriore e strenua affermazione della propria esistenza.

la teoria della globalizzazione, i criteri del mondo senza confini o barriere avrebbe molto di più nel positivo se non portasse con sé la scelta, giacché di questo si tratta, di rendere al contempo senza più alcuna importanza l'appartenenza del singolo a quel "globale"; quando poi ciò si sublimasse nel concetto che al globale vanno sacrificate le etnia, gli usi ed i costumi, le caratteristiche produttive, le specifiche condizioni di storia e di civiltà di ogni singolo paese, allora il tutto si rivelerà come una torre di babele dove tutti ed ognuno cercano una costruzione comune, ma finiscono nel perdersi nella baraonda di una discussione tra sordi.

Basta guardarsi intorno per verificare " de visu" quanto tutto ciò corrisponda al vero nel rapporto tra le persone, in quello tra le varie componenti di una società, tra i governi ed i governati, e su su fino a considerare i paesi, le nazioni, l'intero orbe terraqueo nel suo divenire: che tutte queste componenti vengano considerate come ognuna a sé stante in un contesto generale o come l'intero contesto stesso, fa poca differenza se, poi, comunque il risultato finale sarà una cacofonica sinfonia o, addirittura, un caotico suonare di strumenti assortiti alla come viene.

Tediarvi con quegli esempi che sono visibili a tutti sarebbe come si volesse forzare qualcosa ben sapendo, invece, che non servirebbe in quanto o ognuno li ha ben presenti, oppure vuol dire che a ciascuno non interessa vedere: perciò vi risparmio la fatica di averne contezza; mi permetto solo di ricordare le ultime scenografie a incasinare la melodia di fondo: la Turchia ed i migranti; la Germania e le vittorie delle sue destre; il coreano a lanciare missili di prova; l'Egitto, la Libia ed un nord Africa sempre più pericolosamente vicini, e nel piccolo orticello nazionale, gli esodati in difficoltà irrisolte, impiegati dello stato non pagati, bugie ripetute nell'indifferenza generale; esaltazioni specifiche a nascondere mortificazioni comuni, una corsa a perdere in quel di una Roma la cui speranza di rinascita sta solo ed oramai in una resurrezione post mortem.

Come dicevo sono segnali, punti, linee, fatti e contesti, che il mondo, coralmente inteso, lancia nell'etere comune forse e non solo come richiesta esplicita di aiuto, come S.O.S. in attesa che qualcuno accorra o si adoperi ad una risoluzione, ma sopra tutto, io credo, come ultime avvisaglie di qualcosa che sta lentamente avviandosi alla propria conclusione; la stessa che per attuarsi in una rinascita

abbisogna di un sepolcro trovato vuoto all'alba del terzo giorno!.