… tanto, io smetto quando voglio … - di Francesco Briganti

26.04.2015 08:48

Scrivo da sempre che l’unico vero guaio di “questopaese” sono i suoi abitanti. La crasi tra le due parole: questo e paese sta ad intendere che esso è un paese di merda ed ha un’intenzione dispregiativa e offensiva: verso le sueistituzioni, non in quanto tali, ma in quanto “certipolitici” ad occuparle; verso quegli stessi politici; verso le “sueamministrazioni” e la “suaburocrazia”; verso “”certipersonaggi” delle sue forze dell’ordine, della sua imprenditoria; verso, sopra e prima di ogni altra considerazione, gli italioti, e ce ne sono a milioni, in quanto tali. Non starò a ripetere qui i motivi del mio disprezzo e del mio voler incorrere nel reato di vilipendio: sono ragioni largamente conosciute e condivise. In questa domenica di fine aprile LO RIAFFERMO nella speranza, disillusa sul nascere, che la corte di un tribunale mi chiami a spiegarle lì dove, successivamente, esse potrebbero, poi, dare la stura a tutta una serie di procedimenti conseguenti …. Se fossimo in un paese serio!; ma non lo siamo e dunque io continuo ad offendere, reo confesso per di più, impunemente.

Che nulla funzioni a modino, espressione delicata e gentile a parafrasare la via utilizzata per ogni cosa quale la più lontana dalla normalità, è sotto gli occhi di tutti; ognuno di noi, se solo volesse, avrebbe mille motivi per mettersi ad urlare e protestare per le nequizie a vedersi; ognuno di noi … se solo volesse …; i più o non guardano e non vedono, o vedono e si girano dall’altra parte, oppure semplicemente non vogliono. Non vogliono vedere o molto più biecamente non gli conviene vedere e, per questo, anche quando lanciano grida disperate di dolore, lo fanno in folto gruppo tenendosi pronti a spegnere il tasto del proprio megafono personale: che non si riconosca la vox quando intorno si creasse il deserto!.

Tutte queste caratteristiche costituiscono una verità quasi dogmatica estendibile ed applicabile in ogni luogo d’Italia ed alla quasi totalità degli italiani. Io, oggi, mi voglio occupare di una città Toscana. Per ragioni di opportunità e per un riguardo preciso verso determinate persone ne darò dei cenni geografici senza farne esplicitamente il nome e racconterò dei fatti fonte di disperazione estrema di alcuni.

Ad ovest di Paperino, frazione sud di Prato, sulla trasversale che corre da Firenze al mare c’è un consesso urbano, una delle città più belle della toscana, in cui la gioventù più bella, quella generazione che è nella splendida fase di passaggio dall’infanzia alla maturazione si sta progressivamente perdendo all’insegna del “ … così fan tutti … “ e sta lentamente, ma inesorabilmente macerandosi nell’uso di droghe leggere, spinelli di marijuana, i quali, però, pur essendo, per certi consumi, terapeutici e, per un uso non smodato, non pericolosi più di una qualsiasi sigaretta, lasciano, alla stessa insaputa dei ragazzi, nelle vene di quei giovani ed ad un esame più accurato, metaboliti di metadone, di anfetamine, di sostanze estremamente pericolose e, cosa gravissima, assolutamente causa di dipendenza.

Quei genitori che accortisi della cosa, volessero correre ai ripari rivolgendosi alle istituzioni: a quelle scolastiche in particolare, l’uso che di queste droghe si fa nei bagni è quasi permesso tanto che è fintamente ignorato; a quelle sociali, psicologi e quant’altri la cui risposta è : “lo fanno tutti, non si preoccupi eccessivamente …” si troverebbero di fronte ad un muro di gomma contro cui rimbalzare verso una propria disperante condizione di chi non sa più cosa fare.

Sentirsi, poi ed in un ultimo disperato tentativo, rispondere da un pubblico ufficiale a cui si è indicato il luogo dove quei ragazzi si riforniscono che se si chiude un luogo subito dopo se ne apre un altro e sentirsi dire che ad una denuncia ufficiale seguirebbe l’immediata “bollatura” del proprio figlio, nipote, fratello o sorella, induce contemporaneamente il rinchiudersi in sé stessi ed un aumento di quella disperazione iniziale. Sembrerebbe una barzelletta o l’indicazione di una complicità manifesta, se non fosse solo l’ennesima dimostrazione di una impotentia generandi di una società oramai al suo epilogo più tristo e schifoso: quello di una forza di polizia che sa dell’inutilità di quel suo operare quando lo si mettesse in atto.

Non sono, queste mie, osservazioni campate sul nulla; mi derivano da fatti reali e concreti e da esperienze strettamente soggettive di cui sono stato testimone e di cui mi faccio carico come se fossero mie personali. Naturalmente e per questo, mi assumo la completa responsabilità di quanto affermato e scritto.

Ritorno, per un attimo solo, su quei metaboliti che si riscontrano nelle analisi: metadone ed anfetamine non sono una diretta conseguenza del fumo di uno spinello, ma sono l’indice preciso del fatto che, nel mentre quella bella gioventù usa e costuma secondo l’andazzo generale, stupido se volete,ma in fondo innocuo, qualcuno nell’ombra e scientemente, li spinge verso una dipendenza che sarà per quel qualcuno fonte di infiniti guadagni nella incuria più totale della salute e del futuro di quei ragazzi; il cui domani, già di suo del tutto frustrante e desolante, sarà a quel punto persino schiavizzato dal essersi ancora una volta “ NORMALIZZATI “ al andazzo generale; così come si fa per l’intrallazzo, per l’imbroglio, per l’egoismo, per la discriminazione, per il proprio e definitivo disinteresse della cosa comune.

Così, come quando scrivo "questopaese", il mio vuole solo essere un ennesimo grido d’allarme rivolto a tutti quei genitori che ancora non sanno, che ancora non vedono, che “ …tanto a mio figlio non capiterà mai … “ affinché prendano coscienza e loro impongano delle analisi che se positive, li inducano a cercare dei rimedi giacché uno spinello non fa un drogato, ma metadone ed anfetamine sì,

sì, ne fanno un drogato sulla via della perdizione!.