… tele Kabul ovvero miniculpop … - di Francesco Briganti

01.10.2015 08:15

Mi viene da sogghignare, sì, proprio da sogghignare, quando leggo sui giornali che un vecchio parassita, per quanto denaro egli possa vantare e per quanto potere gli abbiano lasciato gestire in passato, trova un momento revival solo in occasione del proprio compleanno o delle presunte diatribe amorose (!?!) con la gentil donna che il destino (?) gli ha messo al fianco. Non credo ci siano motivi di querela se affermo che nel caso di quel parassita il mito della mezza mela del filosofo c’entri poco o nulla e se affermo che una vita dissoluta, spesa nell’interesse privato e nel vizio più completo meriterebbe una sorte ben peggiore di quella squallida e compressa a viversi in questi suoi, per fortuna, ultimi anni.

Sono, molto spesso, cinico e maligno; ma nel caso di quel bavoso parassita voglio esserlo sino in fondo: asserviti al malaffare come quella marionetta, criminale condannato e destinatario ultimo dei fili dell’altrui potere, che una volta fu politico osannato dai fessi, dai beoti, dai deficienti genetici e dai servi prezzolati, meriterebbero le peggiori catastrofi personali se solo valesse in terrà quel premio che viene promesso come ricompensa a quegli ultimi per quali il primo posto rimane solo un sogno post mortem.

Detto questo tanto peggio starà quel corruttore tanto meglio starò io e chi se ne frega se ciò dovesse valermi un inferno che peggiore di quello a viversi, difficilmente potrà essere. Siccome, però, io credo in un Dio del perdono e dalla bontà infinita, già so che mi toccherà quel paradiso a cui sarà destinato quello stesso parassita e così, mentre lui avrà goduto in terra, a me toccherà dividere il godimento in cielo masticando amaro, rimunginando bilioso ed in quel caso, sul “ come sa di sal lo bene altrui “.

Passando oltre questa convinzione teologico speranzosa, mi viene da aggiungere che a tutte le altre fortune, quei parassiti sommano anche quella di avere una progenie fortunata anch’essa giacché, mentre i figli di noi poveri derelitti devono combattersi l’esistenza sin dai primi momenti, la loro troverà ogni via spianata, quando anche scegliessero di seguire le orme dei padri e ne sciupassero l’indirizzo con droghe, vizi peggiori o “ divertissement ” di svariato e variegato genere. Quando quei figli, poi, non fossero biologici, ma semplicemente di imitazione e/o di indole marionettistica allora la sublimazione della fortuna si realizzerà nel tocco di Mida a loro destinato sembrandosi oro tutto ciò che toccano.

Uno degli ultimi esempi di quanto ingrata sia la vita per quegli ultimi mai primi in terra, viene dalle sponde, cafone, dell’Arno. Dalla periferia fiorentina nasce al mondo politico un servo, furbo suo malgrado, ad essere il protagonista temporaneo, e sottolineo temporaneo, di un progetto più grande di lui.

“ Coreografato “ da fili invisibili esso, (si lo so, esso è un pronome che va riferito agli animali o alle cose, ma in questo caso non temo l’errore; ndr) segue pedissequamente le orme del genitore per imitazione riuscendo a raggiungere vette eccelse per ridicolo, abominio, sfruttamento, presa per il culo, abuso, sopruso e , dulcis in fundo, per soverchiamento e sopraffazione dell’altrui essenza.

Circondato da una immensa pletora dei soliti arrivisti, dei sempiterni leccaculo pur che di culi si tratti, dei “ meglio costui che peggio “, dei felici a prescindere e degli stronzi a godere del proprio meschino panino a conservarlo sulle disgrazie degli altri, il nostro bamboccio reggente lo sfacelo di una società letamica, si permette ogni tipo di derisione del mondo. Sfida la sorte sazio della ignavia e della ignominia dei “societisti” e si lancia in funamboliche gesta circensi puntando sempre più alla identificazione con quel parassita di cui sopra: mancava al suo palmares una presa di posizione “ ad escludendum” e, dunque, per non farsi mancare nulla, ma proprio nulla, ecco la reprimenda verso quelle trasmissioni televisive che non fossero semplicemente dei microfoni a magnificare lo spettro tragico di un re nudo.

Io so, ma lo sa anche ciascuno di Voi, che questa non è altro che l'ennesima tappa di quel lungo cammino verso l’abominio assassino di una democrazia; anche se, a ben vedere, il danno non è poi così rilevante o grave giacché in “ questopaese ” sperare che qualcuno conosca il significato della parola DEMOCRAZIA sarebbe come affermare che è dimostrata scientificamente l’esistenza di quel dio bontà e comicità assolute.

Ragioni per cui, stanco di restare seduto sulle sponde dei fiumi della vita in attesa di un passaggio di “nonmorti” a soddisfare una vendetta che non arriva mai, né fredda e né calda, io ho cominciato ad apprezzare il sapore dolciastro della maledizione jattoria, dell’augurio alle peggiori disgrazie a chi di me, di noi, se ne fotte, e della soddisfazione masochistica dei successi del potere sulla pelle dei vigliacchi, degli sfruttati, dei miserabili per scelta e per incapacità e, sommo gaudio tra i gaudio, delle macerie sempre più rovine di un paese in cui saranno comunque figli quelli di puttana, ma ...

che sempre figli di zoccola sono!.