... the sound of silence … - di Francesco Briganti

06.11.2015 12:41

Questa è una storia antica. E’ il racconto del fiume che scende dalle montagne inseguendo il sogno del mare. E’ quella del mare che unisce due terre lontane e che ciascuna di esse accarezza dolcemente o fustiga furiosamente spinto dall’ira del vento. E’ quella del vento che corre per ogni dove infilandosi anche lì dove non si vorrebbe soffiando leggero e flebile come un sospiro o greve e violento come uno scatto di una molla non più costretta. E’ quella di tutti quelli che preferirebbero un mondo di “essenti” e non di “apparenti”, “aventi” o “non aventi” ciascuno di essi fosse.

Questa è la storia di un paese senza memoria. Un paese che esiste grazie al sangue di tanti di quegli eroi la cui metà basterebbe a santificare ognuno degli altri paesi del mondo. E’ quella di una terra bellissima in cui l’uomo sublima la propria natura animale a scapito di quella umana preferendo una dimensione di umanoide asservito a quella trascendete di creatura ad immagine di un dio. E’ quella di un popolo sempre pronto a seguire chi urla alla luna senza mai avere il coraggio di urlare, per primo, a sua volta; è quella di una società che fa dell’egoismo e del personalismo l’antitesi dimostrata dei propri principi fondativi. E’ quella di una chiesa senza un dio e di un dio che non riconosce la propria chiesa: quale che fosse. E' quella di chi parla, parla e parla e di chi ascolta, ascolta ed ascolta: è quella dei primi a fottersene dei secondi e dei secondi a fottersene dei primi.

Questa è la storia di persone a sentirsi sempre più gente e sempre meno “anime”. E’ quella di quelle anime che stanche di vagare senza meta accettano qualsiasi grotta incontrino senza neppure chiedersi cosa in esse si possa nascondere; è quella di quegli estemporanei rifugi a nascer come funghi pur di darsi una vena di esistenza ed è quella di ogni esistenza a credersi l’unica capace di cambiare un consesso che da civile che sognava di essere è sempre più inaffidabile; è quella di chi essendosi perso dietro la propria incapacità considera gli altri comunque adeguati e capaci diventandone, poi, sommesso e taciturno, succube, servo nell’ossimoro esistenziale di una urlata ed odiata tranquillità.

Questa è la storia dell’uomo: quello qualunque, quello a sudare il proprio lavoro quale che fosse, quello credente ed idealista e quello cinico e senza orizzonti, quello arrivista senza scrupoli e quello rassegnato e senza più speranze, quello a combattere sino alla morte e quello che alla morte ci arriva per scelta e come ultimo sdegno; è quella di chi comanda e senza rispetto calpesta tutti ed ogni cosa; è quella di chi consente lo si calpesti senza reagire; e quella di chi reagisce sconsideratamente ed è quella di chi si accontenta di mostrare di reagire. E’ quella di chi morendo canta e di chi cantando non si accorge di morire; è quella del sole ad un tramonto nuvoloso e della luna al suo sorgere dopo un giorno tranquillo ; è quella delle notti a passare lente sino ad un’alba su di un giorno uguale al precedente, al precedente, al precedente perché in fondo, lo sai, il peggio è sempre in agguato.

Questa è la storia dell’Italia. E’ quella degli italiani. E’ quella dei figli e dei nipoti di coloro che l’hanno resa libera e democratica. E’ quella di una democrazia alla propria fine. E’ quella del nuovo e del cambiamento pur che sia anche fosse senza raziocinio o considerazione alcuna verso coloro che di quel cambiamento saranno fruitori o vittime o, forse fruitori e vittime allo stesso tempo. E’ quella dei salvatori della patria convinti e decisi e degli idealisti attardati da un idea, titubanti a porsi questioni, dubbiosi dalle e nelle dietrologie, irosi e rabbiosi per la propria inutilità a fare e nel voler a tutti costi “essere” non contentandosi solo di apparire.

Questa è la mia storia; è la tua storia; è la storia di ognuno giacché, quale che sia l’orizzonte da cui si proviene è nella massa quello prossimo a venire e, diocenescampi, ci fosse ancora in futuro bisogno di eroi trovarne sarà difficile perché, cautamente e senza parere, ci hanno distrutto il concetto stesso valido …

ad indentificarne uno!.