... the winner is ... - di Francesco Briganti
Cielo indeciso sulla Val di Nievole stamattina.
Lunghe strisce trasversali d'azzurro si alternano a grosse macchie grigie cariche di pioggia; qui e là qualche nuvola bianca, timorosa e timida a tentare una mediazione tra l'ipotesi di una bella giornata ed una quasi certezza di incombenti scrosci di pioggia. Il sole, ora nascosto ora a filtrare caparbio, se ne lava le mani quale Pilato indifferente e, italicamente, cerchiobottista. Il divenire ci dirà a chi la "vittoria".
La vittoria!. Ma cos'è la vittoria e chi è il o chi sono i vincitori?
In una competizione qualunque vince chi arriva primo; nel regno animale vince il più forte ed amiamo dire che il bene vince sempre sul male, che l'intelligenza vince sulla furbizia, ma anche che alla fine dei conti " ... beati gli ultimi perchè per loro è il regno dei cieli ...".
E allora cosa è la vittoria?.
Vale la massima decoubertiana secondo la quale l'importante è partecipare o, piuttosto, vige, in questo mondo imperfetto, la statistica del gradino più alto?. Ogni mezzo, come in guerra ed in amore, è lecito oppure sono importanti qualità quali la correttezza, l'onestà, il rispetto, di Sè, degli Altri, un progetto, un programma ed un un tragitto ben teorizzati ed altrettanto ben eseguiti?.
Ovunque si compete per ogni cosa; ovunque si cerca un primato che dia quell'aura di supremazia che inorgoglisce ed induce sottomissione; ovunque ed in ogni tempo, fatta eccezione per Bartali eterno secondo, ci si ricorda il nome del primo e mai di quelli che hanno partecipato. Ovunque il riscontro immediato, spesso il guadagno pur che sia, l'effimero oro di una medaglia vale molto di più di ogni altra considerazione eppure, senza tutti coloro che vengono dopo il primo, quello stesso primo non avrebbe significato e ragion d'essere e avrebbe, viceversa, un senso quel " ... ti piace vincere facile ..." che una ammorbante pubblicità spande da ogni canale e da ogni foglio di giornale possibile.
Secondo me, ma io sono un sognatore indefesso, la vittoria è un'altra cosa. Vincere vuol dire realizzarsi in uno scopo; vuol dire sconfiggere l'ingiustizia; vuol dire contribuire al bene di tutti e di ognuno; vuol dire, anche, decidere di perdere se questo solleva o aiuta qualcun altro a sopravvivere.
Nella società, in questa società moderna, il fine giustifica i mezzi e questa massima assurda è diventata il mantra di ognuno. Si esce al mattino per vincere una sera che ci dia la possibilità di non rammaricarci, di non auto affliggerci, di non sentirci, in qualche modo, in qualunque modo, inferiori agli altri.
E' la massificazione di una filosofia alla lunga perdente, comunque ed a prescindere, giacché non è falso purismo o puritanesimo, fate Voi, il pretendere, ed il dare, un rispetto verso quella essenza eccelsa che fai di Noi qualcosa di diverso e di più rispetto a qualsiasi altro animale.
Secondo me, dunque, importante e vincente è l'auto stima che viene dalla soddisfazione onesta di un percorso, di uno scopo; dalla realizzazione di un ideale e realistico progetto; dal risultato figlio di un successo che veda tutti ed ognuno applaudire nella certezza di aver comunque partecipato o anche solo assistito a qualcosa di veramente superiore e degno di ammirazione; dalla coscienza che non sono state messe in atto parcellizzazioni criminali, fossero soltanto figlie di una fortuna cieca e non, in qualche modo, aiutata o sollecitata.
Quindi, ognuno di Noi può essere un vincitore; non importa il ruolo, la condizione, la maggiore o minore ricchezza materiale o morale che sia.
Riuscire ad addormentarsi la sera sapendo, in coscienza, che siè fatto quanto di meglio era possibile, vale più, molto di più di qualsiasi patacca di oro finto o di oro vero e massiccio.
Essere e non accontentarsi di sembrare, questo e solo questo è
vincere!.