… ti presto la mia faccia … - di Francesco Briganti

21.10.2014 21:31

C’è differenza tra storia e cronaca e c’è differenza tra uno storico ed un cronista e c’è, ancora, differenza tra un cronista ed uno scrittore e tra i diversi tipi di scrittori. Tra questi ultimi c’è chi si diletta, chi per passione e chi per mestiere, chi lo fa per servilismo e chi, infine, scrive a prescindere senza avere una meta, un interesse che non sia il semplice dare un corpo vivibile ad altri ai propri pensieri, alla propria filosofia di vita, al mondo, a volte un po’ fantastico, in cui ama rifugiarsi per sfuggire al quotidiano, ad una forma larvata di insoddisfazione, ad una crescente voglia di partecipata compartecipazione. Per qualcuno scrivere è liberatorio.
Chi non avesse mai fatto pesca subacquea senza orpelli tecnologici non potrà mai immaginare la soddisfazione del corpo e dell’anima quando, risalendo lentamente dal fondo, nella preoccupazione degli ultimi metri allorché la luce e l’aria cominciano a sembrare troppo lontane per riuscire a raggiungerle ancora vivi, l’implosione di una inspirazione profonda riempie di nuovo i polmoni al punto da farli dolere come trafitti da milioni di aghi infuocati lasciandoli espandere liberi e colmi di ossigeno e vita.
Ecco, scrivere per me è come vivere quella sensazione: è uscire dall’apnea, è un ritornare in superficie dopo una immersione prolungata e profonda; è ritornare, ogni volta, a vivere! .
Occorrerebbe sempre dare delle spiegazioni al proprio fare ed al proprio dire; occorrerebbe sempre essere aperti e cristallini quando si decidesse di condividere con qualcuno emozioni, conoscenze, impegno, anima sociale, politica, pubblica, intima; occorrerebbe sempre che chi usufruisce di un qualcosa sapesse con chi ha a che fare, qual è l’origine di quel qualcosa, quali i fini, quali i mezzi, quali i tornaconti. Occorrerebbe che chi appone un consenso, una adesione, una partecipazione sapesse, da queste, trarne gli spunti giusti non per decidere di soccombervi, o di perdersi in esse, ma e sopra tutto per liberarsi da quegli standard, da quegli stereotipi, da quelle convenzioni che fanno di ognuno “gente” e non più “PERSONE”.
Ecco perché mi trovo spesso a spiegare che io non vendo nulla e non compro nulla; ecco perché io scrivo spesso che lo faccio per puro egoismo ed ecco perché evito accuratamente di dare seguito a quei, pur graditi, complimenti che di tanto in tanto arrivano; ecco, infine, perché io esorto sempre tutti a non prendere mai per oro colato, quanto leggono, chiunque sia a scrivere e me per primo, ma di informarsi, approfondire e liberare dal usuale e dal facile la propria capacità di pensiero.
E’, poi, sempre per questa ragione che mi riesce sempre più difficile parlare di politica; io non riesco più a seguirne, comprendendole, le strategie, i fini, i mezzi; mi riesce completamente alieno il comprendere perché ci sia una pletora, milioni di persone, che raggruppatesi in “gente” non vede, forse non vuole, ciò che a me sembra di vedere; non mi spiego come mai si scambi la destra, il centro e la destra sinistra come un qualcosa di condivisibile; non capisco chi segue i saltimbanchi scambiandoli per messia e chi si finge messia credendosi unto dal Signore e proprio mi sfuggono i motivi per cui quel Signore, se esiste, o un popolo in Sua vece, non spende nemmeno una parola, un cenno, un acquazzone o un fulmine per stabilire un punto fermo di verità e di chiarimento.
Mi verrebbe da dire a quel dio ed a quel popolo in una sorta di esortazione e preghiera e riallacciandomi al rigo iniziale, :

“… così la figura di merda, la faccio io! “.