To day news - di Francesco Briganti

08.07.2013 20:42

La prima pagina di “ Repubblica “ on line di oggi, al momento, titola con il richiamo agli insegnamenti del Cristo che Papa Francesco va diffondendo ad ogni Suo intervento e con altri due argomenti che in qualche modo si legano al precedente: l’impresa sportiva di uomini che, coraggiosamente e sapendolo fare, si tuffano da circa trenta metri e l’altra, a torto o a ragione, ben più miserevole degli golpisti egiziani a cui si devono, più o meno perché anche uno solo sarebbe di troppo, altri trenta morti. La caratteristica che accomuna le tre vicende sta nel fatto che per ognuna di esse occorre, in positivo o in negativo, una notevole dose di coraggio e conoscenza dei propri obiettivi, uno sprezzo dei pericoli tanto latenti e possibili quanto reali e, infine, una profonda fede in sé stessi ed in ciò in cui si crede. Nel momento stesso in cui Papa Francesco allertò il mondo con il Suo “ buonasera” a me veniva in mente Papa Luciani ed il caffè che aveva ingerito poco prima di morire e la straordinaria coincidenza che vede un caffè essere l’ultima bevanda prima di un infarto o una sincope improvvisa; nel momento stesso in cui si diffuse la notizie del “golpe salvifico” che si stava attuando in Egitto a me veniva in mente il film “Missing” di Costa Gravas e le migliaia di morti e desaparecidos puntualmente annoverati in ogni vicenda simile e così pure è successo, stamane, leggendo dei tuffatori: ho ancora negli occhi la visione di quel tuffatore la cui testa batteva al trampolino dei dieci metri precipitando in acqua in un lago di sangue. Le tre vicende possono e devono essere considerate tutte e senza metafora una dichiarazione di guerra di una parte contro una parte avversa; quella di Francesco verso un clericalismo che pur mantenendo i crismi del cristianesimo più fondamentalista non ha del Cristo più molto; quella degli Egiziani giusti (quali?) contro altri Egiziani sbagliati (quali?) e quella solo leggermente più generica dell’uomo contro le proprie capacità limite. Ora, tutte le parti in causa, come forse è giusto che sia, avranno i propri fan e sostenitori; ognuno crederà di essere nel giusto ed ognuno utilizzerà tutti i mezzi a sé disponibili per avere il successo, quando non il trionfo annichilente, della propria parte; un'unica domanda, a parer mio, è quella che conta veramente: “ … sarà un gioco pulito …?”. Non può esserlo!; in nessuno dei casi. Non c’è altra risposta veramente sincera perché la parte sfidata, che siano altri uomini o la natura stessa, non si lascerà violare nella sua essenza senza opporre ostacoli e tanto più essa sarà cosciente del suo prossimo essere sconfitta tanto più le reazioni saranno subdole dure e mortificanti; viceversa tanto più la parte aggredente sarà convinta di essere nel giusto tanto più dovrà assicurarsi la vittoria, in special modo se riferita al bene ed al male: così come la natura può segnare la vita di un tuffatore in funzione di un alito di vento o di un’onda più alta di un'altra, un prete, un cardinale, una suora o un generale, un attendente o un meschino abbuffino politico possono determinare i destini di un popolo: quello della chiesa o quello degli eredi dei faraoni. Ultima cosa in comune che le tre vicende hanno è il loro incosciente disinteresse per ciò che ognuno provoca nel resto degli altri non direttamente coinvolti nell’esserne attori: è un ennesimo colpo alla fiducia, alla speranza di una via tranquilla al “normale”, alla certezza di un rapporto possibile in cui non ci siano “padroni” e “sotto” anzitempo precostituiti. Il mondo di oggi è questo, fa rabbia che ci sia bisogno di un Francesco o dei carri armati o di rupi di trenta metri, ma “the show must go on” speriamo solo che a vincere non sia il più forte, ma sia il migliore. E non sempre SUCCEDE!.