… TRA IL DIRE ED IL FARE … - di Francesco Briganti

01.07.2016 13:50

Scrivevo tempo fa che la legge elettorale non sarebbe stata una priorità per chi era in predicato di vincere le prossime elezioni; non mi sbagliavo!. C’erano due importanti elementi a rendermi il gioco facile: il limite dei due mandati e la voglia di dimostrare che si può cambiare un mondo senza per questo rivoluzionare un sistema. In più la cinica constatazione che suggerisce non esserci nessuno capace di anteporre l'interesse generale, almeno per una volta, a quello di una parte.

Chi avrebbe potuto crederlo? gli illusi, solo gli illusi!.

Ragioniamo; linearità di idee e di comportamento vorrebbe che coloro i quali vincessero le prossime elezioni, coerentemente con le posizioni espresse da sempre, se appartenenti alla schiera del NO all’Italicum, una volta al governo non stuprassero ulteriormente la prassi politica, procedessero a modificare, illico et immediate, secondo criterio equo e condiviso la legge elettorale per poi rimettere il mandato ed indire nuove elezioni; questo vorrebbe dire, però e nel caso fossero i cinque stelle, che i vari esponenti che fin qui risultano in auge quali promesse di un nuovo corso dovrebbero ritornare alla loro vecchia vita lasciando il campo ad altri che nel frattempo fossero emersi.

Se questo succedesse sarebbe davvero il caso di gridare ad un nuovo MIRACOLO ITALIANO; ma questo non succederà e di questo NON MIRACOLO A NON ACCADERE si vedono i prodromi sin da ora nelle ragioni addotte al diniego posto alla intenzione, al solito subdola e truffaldina del premier che asserisce di voler rimandare alle camere una legge elettorale che adesso gli giura una sconfitta annunciata.

Certo, hanno le loro giustificazioni; dicono ed è FORSE vero, che il costo del parlamento (200.000 euro al giorno), può essere usato meglio; che le esigenze degli italiani sono altro rispetto ad una legge elettorale infingarda e truffaldina, ed avranno anche ragione, ma di certo dimostrano che di fronte al " ASSO PIGLIA TUTTO " QUALSIASI BANCO ci pensa su almeno due volte prima di rinunciare a godere di una vincita.

Logica vorrebbe che di fronte ad una costrizione politica subita dal governo, QUESTO E’ IL RISULTATO DELLE ULTIME AMMINISTRATIVE, la linearità di idee si piegasse al bene di tutti e, per una volta nella vita, procedesse a collaborare a modifiche condivise e non pensasse a quei famosi interessi di parte cui si accennava qualche rigo più sopra.

Cambiare la legge elettorale, finalmente in ragione della democrazia e non di una, nei fatti, padronia di chi vince, sarebbe atto di maturità politica e di espressione di rispetto verso gli elettori, non più considerati “ popolo bue “, ma complesso di soggetti importanti dei quali rispettare la volontà e di cui dichiararsi, finalmente, servitori e mandatari.

NON FARLO, quali che fossero le ragioni addotte, significa, nei fatti, voler profittare o quanto meno sperare di profittare di una legge iniqua e sbagliata.

Dunque, tutto iL mondo è paese e tutti i paesani, a quanto pare nessuno escluso, sono attenti ai propri interessi, solo i fessi non riescono mai a trovare il modo di averne vantaggi; c’è da dire che quando in questa categoria, quella dei fessi, ci si riconosce un popolo intero, alla fine succede che poi i fessi all'improvviso esplodono. Non so voi, ma a me, PERSONA CINICA E DISILLUSA DA TROPPI E DA TEMPO, sembra già di sentire lo sfrigolio di una miccia ...

ma, io, lo so, io non faccio testo!.