Tra il ed il fare … - di Francesco Briganti

03.06.2013 10:01

Ciascuno di Noi, nel proprio piccolo e acclarate le debite proporzioni, vive ogni giorno gli stessi identici problemi che turbano ed agitano un presidente del consiglio; volendo intendere con questa affermazione due cose: la prima che il soggetto considerato pensi al paese come fosse la sua famiglia e, seconda cosa, che fosse persona avvezza al reale e non un tipo, iper egocentrico, da serate e cene eleganti con intermezzi e finali e notti burlescque. Ogni capo famiglia, quindi, dal più ricco al più povero, ha di fronte a sé, ogni giorno, problemi da affrontare, soluzioni da trovare, decisioni da prendere, responsabilità cui far fronte. Certo ciascun problema presenta diversa natura e richiede comportamenti diversi, ma ognuno ha la propria vitale importanza, ognuno determina precedenze e priorità ben definite, ognuno induce sensazioni e comportamenti conseguenti differenti tra loro, che, però, hanno meta comune: il benessere proprio e dei propri cari. Nella mia casa, così mi hanno abituato i miei genitori adusi allo stesso comportamento per opera dei propri, vige l’abitudine alla discussione, alla partecipazione di ognuno a quelle che sono le vicende quotidiane, al di fuori dalla normale amministrazione, che si frappongono alla routine. Questioni inerenti la crescita dei figli stessi, le difficoltà funzione della crisi imperante sono alcuni degli argomenti oggetto di conciliabolo familiare: non sempre le opinioni convergono, molto spesso i punti di vista sono diametralmente opposti, talvolta le discussioni finiscono improvvisamente per saturazione irosa molto prossima alla foce di quei piccoli risentimenti, all’affiorare di quei presunti torti o sacrifici subiti e fatti, alla fonte di quella perdita di controllo oltrepassata la quale si dicono e si fanno cose che razionalmente, ma soprattutto col cuore, non si sarebbero mai dette, seppure pensate d’istinto, e ancor meno fatte. La soglia del reciproco rispetto e dell’affetto esistente comunque ed a prescindere frena e ferma ogni cosa un attimo prima dell’irreparabile o, peggio, della cicatrice deturpante; eppure, ogni volta, anche solo qualche piccolo graffio morale lascia un segno che, poi, è difficile da cancellare quando non addirittura impossibile anche se viene rimosso e spostato in quegli angoli della memoria che è bene non riempire mai troppo e ripulire ogni tanto con dei chiari, sinceri, amorevoli e vicendevoli “parlamenti”. In qualche situazione particolare, in cui vedevo la mia figura di padre, la mia autorità di capofamiglia di diritto e pretesa messa in discussione, trovandomi, può darsi anche con ragione altrui, in una posizione di torto o a corto di argomenti per aver tentato di arrampicarmi sugli specchi del ruolo, mi è capitato di affermare, sbagliando è chiaro: “ … questa famiglia non è una democrazia, ma una dittatura e ciò che dico è legge …!!!”. Il rendersi conto dell’enorme stupidità detta non serve a cambiare il dopo perché o si chiede scusa immediatamente facendo ammenda contrita oppure ogni proseguimento, da quel momento in poi e per l’intero futuro, sarà viziato dal falso, dal pregiudizio, dalla sfiducia reciproca. In questi giorni io sento parlare, leggo sui giornali, di un ritorno di fiamma per il presidenzialismo inteso come nuova forma costituzionale; un presidente della repubblica con poteri maggiori rispetto a quelli cui siamo abituati ed eletto, mi pare di capire, direttamente dal popolo. Se in questo paese la cultura in generale e quella democratica in particolare fossero un tratto caratterizzante di ognuno di Noi, beh!, un’americanizzazione, in tutti i suoi aspetti però compreso quindi quello fiscale, non sarebbe una cattiva idea; ma Noi siamo italiani, anarchici e pecoroni genetici; siamo alieni come popolo dalle assunzioni di responsabilità e, sempre come popolo, molto propensi a seguire il “CAPO” di turno. NON SIAMO AFFATTO popolo da CAPI SERENI E DOGMATICI: da noi sarebbe un miracolo, un Nelson Mandela o, molto più semplicemente, un Hollande o un BaraK Obama. Da noi farebbero fortuna grassa e grossa i Berlusconi, i Grillo e chiunque riuscisse a salire sul loro carro. Nel paese di Macchiavelli … C’E’ DI MEZZO IL MARE!.