"… umanassico …" - di Francesco Briganti

30.12.2013 06:27

Milioni di anni fa la specie dominante questo pianeta era quella dei dinosauri; i mammiferi esistenti erano morfologicamente più o meno della grandezza di un topo e la possibilità che essi avessero uno sviluppo possibile nella scala esistenziale, ancor meno, quindi, in quella evolutiva, era pari ad una percentuale prossima allo zero. Un meteorite, questa la teoria più accreditata, provvide, precipitando nel golfo del Messico, a determinare quel cataclisma che, nel giro stretto di un effetto correlato ad una causa diretta, ne determinò la progressiva estinzione e scomparsa. Non fosse mai arrivato quel bolide celeste oggi probabilmente avremmo uno pterodattilo o un t-rex come presidente del consiglio di una terra certamente diversamente evolutasi in sessanta milioni di anni.
Sono le quattro e mezza del 30 dicembre 2013; sono sveglio già da un po’, fumato di tabacco quel tanto che basta per dire di essere un intossicato dal vizio, il mio tè verde a raffreddarsi accanto al pc, infreddolito quanto e più di Doug che dorme nella sua cuccia sotto la mia finestra e, a pensarci a quest’ora e date queste condizioni, non mi sembra azzardato né assurdo un paragone tra le due specie animali rispettivamente succedutesi nel dominio del pianeta.
Entrambe, dinosauri ed uomini, conquistatosi per la gran parte il gradino più alto della catena alimentare, non avevano i primi e non hanno i secondi altri nemici naturali se non quelli della loro stessa specie. Entrambe tendevano e tendono al meglio possibile, gli uni cacciando per nutrirsi, gli altri cacciando, in ogni campo del possibile quando non anche in quello del probabile e del incredibile, per ingordigia e sete di dominio e conoscenza, senza troppi riguardi per il futuro viciniore e senza alcuno per quello più lontano. Entrambe del tutto ignare, i primi per deficienza cognitiva, i secondi per deficienza e basta, di quanto aleatoria e risibile quanto la fiamma di una candela nel bel mezzo di una tempesta sia la sopravvivenza anche considerata al minimo delle sue probabilità.
Mancano due giorni alla fine di questo 2013 non ci sono, o quanto meno non sappiamo se, asteroidi in arrivo e dunque potremmo dire che, statisticamente l’uomo ha circa ed ancora una quarantina di milioni di anni prima di correre il rischio estinzione; ma l’uomo, in un milione, milione e mezzo di anni, più o meno è questa la sua età evolutivo temporale, ha dimostrato ampiamente ed a cicli ricorrenti di non aver bisogno di interventi esterni per provvedere alla propria fine. Lì dove non è riuscito con le guerre e con gli eccidi di massa, comunque giustificati ed ovunque utilizzati a dimostrazione di una tara genetica senza speranza, ha provveduto e sta provvedendo in maniera scientifica e programmatica. Nel mondo, il sovraffollamento, lo sfruttamento e l’utilizzo sconsiderato delle risorse, l’immissione continua e senza controllo dei gas serra, la promiscuità diffusa e senza i necessari argini di igiene e cautela, lo studio privo di controllo teso ad armi biologiche sempre più letali e da qui, secondo me, la sempre più facile trasmissione da una specie all’altra di virus patogeni e mortali, e continuate pure Voi l’elenco possibile, tutte questi aspetti, dicevo, costituiscono una bomba ad orologeria di cui si ignora soltanto quanto lunga sia la miccia di innesco.
In questo quadro generale il nostro paese. Nel nostro piccolo siamo riusciti a non farci mancare nulla ed anzi, ove possibile, abbiamo raggiunto gradi di perfezione e maestria con quasi nessun eguale nell’universo: l’Ilva a Taranto e la terra dei fuochi soltanto per dirne due. Non contenti dei guai provocati dal fascismo, a breve distanza temporale, vediamo riapparire teorie analoghe quando non uguali; rispondiamo presente ai richiami di pseudo profeti e millantati salvatori della patria, quest’ultima sempre soggettiva e personalizzata e mai di tutti senza condizioni; assistiamo inebetiti ai balletti ed ai giochi di prestigio che vari e vani governanti, ognuno diverso e tutti uguali allo stesso originario cliché, fanno quotidianamente perseverando imperturbabili da anni; lasciamo che tutto scorra stoltamente assisi su quella riva di fiume ad assistere al nostro ineluttabile degrado attendendo che passi il cadavere del nostro nemico: noi stessi!.
E dunque, mentre un asso dello sport è in coma per aver voluto, fuori pista, sfidare la sorte una volta di più, mentre tutti attendiamo che ricominci il campionato o arrivino quei saldi tanto attesi e nel mentre che gli echi delle solite stantie parodie parolaie riecheggiano in quel della Roma parlamentare e governativa, noi tutti ci accingiamo a festeggiare il consueto passaggio dal vecchio al nuovo. Mancano poco meno di trentasei ore e poi tutto, in una frazione di secondo, “finiràricominciando” esattamente come prima.
Oggi non me la sento di fare auguri, ma domani, si sa, domani è un altro giorno!.