… un anno d’amore … - di Francesco Briganti
“ 30 dicembre; la terra è lontana, la nebbia è fitta, si naviga a vista …. “. Se fossimo su di una nave in rotta verso il futuro questa potrebbe essere la frase di apertura del diario di bordo. Un onesto capitano che non fosse quello degli inchini alle isole difficilmente potrebbe esprimersi in maniera differente: sarebbe accorto e ben sveglio in plancia, diramerebbe sicurezza ai passeggeri pur non nascondendo le difficolta della navigazione, infonderebbe loro caute speranze senza eccedere in ottimismi fasulli supportandoli con un niente sostanziale. Più di ogni altra cosa potrebbe vantare un cammino di merito e di credibilità acquisita e non usurpata a questi o a quegli. Un onesto comandante di vascello, in acque turbolente, non dovrebbe avere come ufficiale superiore un vecchio residuato bellico più incline al ricatto interessato che alla sicurezza dei passeggeri e nella nebbia più fitta, non indicherebbe la luce appena visibile di un cerino come se fosse il faro del porto di approdo più sicuro e certo.
“ 30 dicembre; questo è stato un anno meraviglioso … “. Ho letto questa affermazione in molti post apparsi su face book; indubbiamente, non potrebbe essere altrimenti, sono registrazioni di casi personali e relativi a soggetti che hanno tutto il diritto di esprimersi in tal senso. Ciascuno di noi se facesse un bilancio del ultimo anno troverebbe motivi per rallegrarsi non fosse altro perché nessuno di noi sente di essere l’ultimo della fila. Di contro e di vero c’è, comunque, che, messo da parte il soggettivo, nel oggettivo è difficile trovare qualcosa per cui valga la pena non dico di gioire e di essere felici, ma nemmeno di essere contenti. Ripeterne i motivi è pleonastico ed inutile; ricordare che il proprio panino con la mortadella, in un mondo di champagne e caviale è sì qualcosa, ma non è quello per cui tutti ed ognuno è nato. L’accontentarsi è una buona regola di vita solo e se non è figlio della rassegnazione e della più vigliacca delle ignavie. Siamo i discendenti di una scimmia stufa di stare appesa ad un ramo e, io credo, dovremmo sempre ricordarcene: se quel animale non avesse deciso di rivoluzionare una condizione, ancora oggi, ognuno di noi avrebbe la coda e si ciberebbe di foglie e radici.
“ 30 dicembre; … i nostri detrattori dovranno ricredersi … “. Queste le parole della più infame delle patologie della politica italiana. Un presuntuoso bamboccio arrivato allo scranno dal quale sentenzia quotidianamente attraverso manovre di palazzo e ricatti e promesse incrociate e tradimenti vari, primo quello di un elettorato ingannato e vilipeso, ritiene e si comporta come l’ennesimo “untodelsignore” in un paese che di tutto avrebbe bisogno tranne che di millantatori a due soldi la tonnellata e di altezzosi super ego che spacciano percentuali da condominio per volontà popolare; che irridono alla schifo sempre più diffuso in una popolazione talmente stanca da rinunciare al proprio sacrosanto diritto di voto; che se ne infischia di una protesta sempre più diffusa; che profitta del fatto che tale protesta non ha il coraggio di ergersi a muraglia limitandosi a garrire al vento come la bandiera stracciata di fort Alamo.
“ 30 dicembre; nel mese di gennaio anche l’Italicum sarà legge … “. Già da tempo la corte costituzionale ha sancito la barbarie del porcellum dichiarando di fatto illegittimo il parlamento attraverso di essa eletto; già da tempo i soloni di ogni partito se ne sono fregati ed hanno continuato a scardinare i fondamenti di una democrazia arrostendo sulla brace del intrallazzo e della inverecondia più diffusa i bisogni di un paese sempre più allo stremo. Sarebbe ora che almeno quest’ultima vergogna dell’Italicum venisse fustigata a morte e messa all’indice come un atto di strapotere illegittimo che vuole solo e soltanto perpetrare sé stesso non avendo, per altro, il coraggio di mostrarsi per quello che effettivamente è: una dittatura auto referenziale totalmente asservita alla superiore ed aliena volontà di pochi merdosi super io.
“ 30 dicembre; un giorno al 2015 … “. Tutti hanno davanti il palcoscenico di una rappresentazione; alcuni lasciano recitare pensando che lo spettacolo sia gratis e dunque tanto vale attenderne la fine; altri sono convinti nulla possa essere fatto per riscriverne il copione e, dunque, continuano a perdersi in quei mille rivoli oppositori nessuno dei quali, da solo, sarà mai di una qualche utilità pratica; altri ancora, in numero sempre più crescente, credono che disinteressandosi della cosa costringeranno coloro in auge a chiedersene il perché; pochi si spendono per indurre ragionamenti, riflessioni invitando a considerare conseguenze ed azioni derivanti; il tutto in una tempesta marina dove ogni naviglio, singolo o collettivo, è sbatacchiato tra le onde e vaga in una deriva ingovernabile che partorisce di continuo mostri a sfruttarne l’essere.
“ 30 dicembre 2014; e chi più ne ha più ne aggiunga …. “. NOI?
ecchecifrega!, mica ci chiamiamo Pasquale!.