… una mattina, mi son svegliato … - di Francesco Briganti

23.04.2015 11:40

Il fascismo come ancora i molti che l’hanno vissuto ed ognuno di quelli a cui è stato raccontato sa è la privazione somma della libertà, dei diritti, del libero pensiero e dunque è il completo annichilimento di chiunque non sia in qualche modo legato ad esso ed è, anche, in ultima analisi l’annichilmento maligno degli stessi fascisti.

Sbaglierebbe colui che pensasse che si può parlare di fascismo soltanto riferendosi al periodo nero, in ogni senso, della storia italiana; si deve intendere con quella parola ogni privazione di libertà e ogni negazione dei diritti, ovunque essa avvenga e quale che sia la bandiera sotto il cui sventolare accadono vicende di tal genere; se c’è una cosa che la storia, ivi comprendendovi la cronaca quotidiana, ci dovrebbe AVERE INSEGNATO è che il fascismo non smette mai di tessere le proprie trame, è polimorfo e cambia il suo apparire di continuo. Esso non si rassegna alle proprie continue, logiche, naturali sconfitte, ma, come ogni demonio che si rispetti, attenta di continuo all’anima di ciascuno in ogni momento ed in qualsiasi occasione.

Per esser chiari sino al inverosimile e per poter dare la stura ad una riflessione partendo dal più piccolo e singolo comportamento, è fascista anche colui che salta una fila, quello che parcheggia nei posti riservati agli invalidi, quello che ruba un lavoro con una raccomandazione, quello che viaggia senza biglietto su di un mezzo pubblico; è fascista CHIUNQUE CON IL SUO COMPORTAMENTO LEDE QUALCUN ALTRO. Questo per dire che il fascismo non è solo nei massimi sistemi ma è anche e sopra tutto nella vita comune di tutti i giorni e parte sempre e soltanto da ogni singola individuale responsabilità personale.

Oggi, festa della liberazione, questo concetto dovrebbe essere insito nel animo di ognuno; affinché si potesse realizzare un mondo migliore a migliaia in Italia hanno sacrificato la propria vita; hanno combattuto e vinto non solo per abbattere le evidenze più esteriori di quella maligna forma di reggenza della cosa pubblica, ma anche sperando che le sofferenze, le privazioni, gli abusi ed i soprusi subiti nei venti tre anni DEL “ … allarme siam fascisti … ” servissero da monito per il futuro, da memoria storica atta ad evitare errori simili, da insegnamento e da educazione per tutti coloro che fanno del proprio io personale e soggettivo modello di espressione pubblica, di aggregazione politica, di funzione governativa, imprenditoriale, sociale ed amministrativa.

Oggi, il quotidiano di ognuno dice a ciascuno che il fascismo è faccenda che permea il divenire di ognuno; come un diavolo tentatore spinge a guardare solo al proprio sé nel subdolo instillare l’egoismo della divisione e della tutela del singolo interesse a scapito di un interesse più grande e comune : quello di una società intera nella quale ancora e sempre di più esistono, i derelitti, gli abbandonati, i martiri e le vittime.

Non importa la condizione sociale o il ruolo che si occupa; non è necessario correre un cammino, senza considerare importante il cammino stesso; non un traguardo quale che sia la cosa dirimente, ma lo è il come ci si arriva; OCCORRE, ma è PROPRIO NECESSARIO, che quella corsa sia fatto sul cammino della rettitudine, della onestà e del rispetto degli altri, delle altrui cose, degli altrui diritti.

Il cambiamento per il cambiamento non ha alcun senso se non è figlio della lotta partigiana intesa come liberazione di tutti e di ciascuno dalla oppressione e dalla privazione della libertà; come liberazione dal bisogno, dalla frustrazione della disoccupazione, dalla depressione dell’assenza di speranza, dal abbrutimento del “ tanto non cambierà mai nulla! ” .

Non è una catena, non sono le quattro mura di una prigione, non è l’olio di ricino o un manganello a fare di una società un consesso fascista, ma è l’uomo che quella società crea e lo è …

tutte le volte che dimentica la sua dimensione umana!.