… una mimosa … - di Francesco Briganti

08.03.2014 08:52

Il SIMPOSIO DI PLATONE dice che in tempi antichi c'erano tra gli uomini tre generi: quello femminile che aveva origine dalla Terra, quello maschile che aveva origine dal Sole e quello androgino che aveva origine dalla Luna. Questi erano degli esseri perfetti, fieri, forti e vigorosi. Ma erano anche arroganti al punto da tentare la scalata al cielo per combattere gli dèi.
Zeus e gli altri dèi non sapevano che fare e, non potendo uccidere tutti gli uomini, decisero perciò di dividerli per renderli più deboli.
Quando gli essere umani furono tagliati in due, ciascuna delle due parti ebbe un solo desiderio predominante, quello di ricongiungersi alla sua metà, desiderando solo di formare nuovamente un solo essere completo e di nuovo felice.
Secondo Platone, dunque, ognuno di noi è una frazione dell'essere umano completo originario; per ciascuna persona ne esiste, dunque, un'altra che le è complementare.
Ed è per questo che, parafrasando il tutto con due metà di una mela, ciascuno di noi è sempre alla ricerca continua della sua parte mancante: non vogliamo essere una mezza anima, ma desideriamo ritornare alla nostra natura originaria; la fine di questa ricerca gli uomini la sublimano nel concetto espresso con la parola AMORE !.
Qualche migliaio d’anni fa, alla faccia di tutti i Giovannardi di questa terra con il suo simposio Platone dava agli uomini una essenza rispettivamente trigenere e considerava ciascuno di questi come perfetto; aggiungere qualsiasi altra considerazione non farebbe che mortificare ancora di più, dando loro una importanza che non meritano, tutti coloro, ovunque collocati socialmente e politicamente parlando, che fanno discriminazioni in funzioni sessiste o in base ai gusti sessuali di ognuno degli altri.
Detto questo, oggi 8 marzo, si festeggia uno di quei generi: quello femminile; e lo si fa considerandolo nella specifica “ festa della donna”. Ora, se è vero come è vero che femmine si nasce, ma donne si diventa delimitare questa ricorrenza nell’angusto angolo, per quanto ampio, del sostantivo donna mi pare riduttivo e politicamente scorretto. In un periodo temporale in cui pare che “il femminicidio” stia diventando una pratica sin troppo diffusa nella specie homo sapiens (deche?) occorrerebbe esaltare il concetto e l’essenza delle femmine in quanto tali ed inneggiare al loro valore, alla loro importanza, all’estrema capacità, spesso solo e soltanto femminile, di riuscire a spingere in avanti una qualsiasi barca in procinto di arenarsi o di affondare in quel mare in tempesta che è la società italiana soggiogata dai venti di crisi che spirano violenti da ogni dove.
Femminile è la cura di una madre per i figli; lo è l’amore per uomo; la passione per la ricerca di una uguaglianza che, diritto genetico, va conquistata giorno per giorno; la dedizione per una causa, la perseveranza nelle difficoltà, l’affrontare con coraggio, saggezza, prudenza e sagacia ogni passaggio della vita riuscendo ad avere di fronte un orizzonte ampio almeno il triplo di qualsiasi altro esponente degli altri due generi quando ancora non si fossero riuniti alla loro metà specifica. Femminile è l’essenza, dalla più prosaica alla più aulica, che fa girare il mondo!.
Dunque ed alla fine Femmine si nasce e donne si diventa ove si voglia intendere per donna quella sublimazione di ogni caratteristica, già insita in ogni essere di genere femminile, portata al suo grado massimo e non fanno testo o percentuale quelle “donne” che nella loro mal compresa ricerca di una eguaglianza, diritto e non concessione, con l’altro sesso spesso dimenticano e travisano quella loro essenza dolce ed esaustiva di ogni altra considerazione che è propria della loro natura.
Quindi, non è un augurio quello che da questa pagina si fa oggi ad ogni donna che voglia e pazienza di leggere queste righe, ma è un “GRAZIE” che si rende con convinzione, amore e rispetto per tutto ciò che fanno, ma sopra ogni altra considerazione per ciò che sono e per il fatto di esistere e di ribadire quotidianamente questa loro esistenza. A questo si può soltanto aggiungere l’augurio che ciascuno ritrovi e si completi con la propria metà della mela.
Io la mia l’ho trovata!, spero ardentemente che sia così per ciascuno di Voi.