... una vittoria di Pirro ... - di Francesco Briganti
La cosa che più mi fa rabbia in questa nostra società moderna è lo smaccato tentativo, all'evidenza perfettamente riuscito, di obnubilare la mente dei cittadini attraverso i mezzi più loschi e fraudolenti; lo si fa in modo sottile, spesso sub liminale, mediaticamente per mezzo di messaggi nascosti, quando in dialoghi a tutt'altro apparentemente attesi oppure ricorrendo ad immagini improvvise frammiste ad altre di genere completamente diverso o, anche e senza il benché minimo pudore, ripetendo di continuo come fosse un mantra salvifico, con ogni mezzo, sia la carta stampata o l'etere, menzogne sfacciate e come tali riconoscibilissime, se solo non fossero narrate, con invidiabile maestria, fino ad apparire logiche, necessarie, uniche soluzioni ad una realtà altrimenti immutabile ed assassina.
Appassionato lettore di gialli, indefesso ammiratore di Nero Wolfe, ad imitazione ed uso del grande investigatore, comprai molto tempo fa un gilet giallo; devo dire che indossarlo ed abituarcisi non fu così così semplice come a dirsi, ma poi e con il tempo il possederne uno è stata una costante ed una mia caratteristica personale tale che spesso me ne viene regalato uno in occasione di qualche ricorrenza.
Ammiravo il protagonista dei romanzi di Rex Stout non per il suo abbigliamento o per la sua casa di arenaria nel centro di New York e neppure per la sua immensa collezione di orchidee rare o per la sua abilità culinaria sia pure mediata dal fido cuoco Fritz; lo ammiravo, ed ancora oggi ne sono un appassionato, giacché veniva descritto come persona che, quasi impedita nel movimento dal suo eccezionale peso e dalla conseguente immensa mole, risolveva i misteri criminali più intricati senza muoversi di casa ed usufruendo degli occhi e delle orecchie del fido Archie Goodwin, sfruttava al massimo le proprie capacità di analisi, di deduzione e di sintesi fino ad arrivare, senza colpo ferire, a svelare ogni volta il colpevole.
E' per me una fonte di grande soddisfazione mentale e di piacere fisico, ma lo sarebbe per chiunque, lo è certamente per quelli che come me vedono oltre che guardare, ascoltano oltre che sentire, pensano oltre che subire, ragionano oltre l'indottrinamento, il riuscire a trovare gli elementi primigeni che, pur apparentemente slegati tra loro, se visti in un complesso unitario portano a conclusioni del tutto differenti dall'apparenza unanimamente accettata.
Ultimamente mi è dato di pensare ad alcune vicende che tra loro appaiono come distanti ed anzi per nulla collegate; vediamo: a) assoluta assenza, nei fatti ed a parole, del sig. Renzi dalla contesa romana per la poltrona di sindaco; b) le esternazioni nostalgiche della signora Meloni; c) il ritorno del marò dall'india; d) le disposizioni sul look che la Bignardi, direttore di Rai 3, ha dettato ai giornalisti.
La prima sembra indicare una trasparente noncuranza sul chi dovesse vincere a Roma quasi che il premier volesse così far intendere che per lui una eventuale sconfitta non sarebbe gran che importante; la seconda indica, dal proprio canto, quanto meno una stupida insipienza della candidata di destra la quale con la propria uscita sulla via da dedicare ad Almirante sembra puntare più ad assicurarsi quella minoranza fascista romana che a diventare sindaco; la terza ci rende tutti felici per il ritorno di colui da troppi presentato come un martire, da pochi conosciuto come un militare al servizio di una compagnia privata, da quasi nessuno ritenuto assolutamente innocente o assolutamente colpevole; la quarta ci mostra la protervia di una donna che dall'alto dei propri scarsi ascolti è stata elevata al rango di alto funzionario Rai.
Se guardaste, però, tutte queste vicende come se fossero parti di un unico disegno, forse converreste con me che esse traspaiono un'altra realtà: quella di far si che il risultato romano, quale che fosse, sia comunque un vantaggio per il governo!,
Mi spiego: La Meloni attesa come sicura controparte della Raggi si è, da sola, indebolita spostando voti sull'altro candidato della destra Marchini; il ritorno del Marrò ha spostato voti sul candidato del Pd; il dictat della Bignardi denuncia una sicumera che non teme contraccolpi; l'assenza del premier dalla vicenda romana denuncia, viceversa, un timore nascosto della sconfitta.
Dunque il combinato disposto di queste quattro vicende narra di una situazione che vede l'esponente dei 5S quale probabile vincitore, ma non con un successo tale da essere demolente per il premier il quale, attraverso l'atteggiamento della Bignardi, da lui nominata, dice all'Italia: " ... votate un po' chi vi pare, tanto qui comando io e voi non siete un belinazzo ... !.
Egli potrà dire, dopo domenica 5 maggio, che è GIUSTO VEDERE ALLA PROVA QUANTO VALGONO I CINQUE STELLE, nello stesso tempo sapendo di tramare nell'ombra e di profittare di ogni e di tutti i passi falsi e gli errori che essi dovessero commettere in una realtà, oggettivamente difficilissima e per nulla supportata dal governo; il tutto in funzione di un vantaggio da ricavarne, poi, alle elezioni politiche quando ci saranno.
Ma io sono uno che dorme poco la notte e che, perciò, passa il tempo in masturbazioni mentali che poco si addicono al gioco semplice della politica dove ...
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