Uno, nessuno … o centomila. - di Francesco Briganti

03.12.2013 18:53

… “ Sebastiano Vassalli ha reso in forma di apologo lo strenuo diniego di noi stessi: «Il giorno del Giudizio Universale, Dio chiamò a sé tutti gli uomini del mondo, con le rispettive consorti. Chiamò l’Inglese e l’Inglese rispose “Eccomi!” Chiamò il Cinese e il Cinese rispose: “Sono qui!”». L’Onnipotente proseguì l’appello rivolgendosi a tutti i popoli del Creato, i quali tutti risposero «presente!» nella propria lingua. E assegnò loro un posto in Purgatorio, nessuno essendo abbastanza buono o cattivo da meritarsi Paradiso o Inferno. «Poi Dio chiamò l’Italiano, ma non ebbe risposta. “Cosa può essergli successo”, si chiese, “perché l’Italiano sia assente?” Tornò a chiamarlo. Allora l’Italiano, vedendo che tutti si erano voltati verso di lui e lo stavano guardando, spalancò gli occhi e si mise una mano sul petto. Domandò: “Chi, io?”» Il «Chi, io?» di Vassalli rende il prevalente approccio italiano al prossimo. Sanziona la nostra vocazione all’irresponsabilità. Chi se ne sente rappresentato può fermarsi qui. Non gli resta che assumere un punto di vista altrui – scaltri politici lo chiamano «vincolo esterno» – o identificarsi con Dio, che tutti ci guarda dall’Alto. …” ( da La Repubblica 03/12/2013; ndr).
Mai storiella o apologo, per chi volesse mostrarsi erudito, fu più calzante per definire un popolo. Vero è che il grande principe De Curtis, e già qualche decennio fa, aveva ben classificato gli italiani con la famosa storiella secondo la quale un tizio beccava ceffoni a carrettate senza reagire sostenendo che la cosa non lo riguardava in quanto, gli stessi ceffoni, erano destinati ad un certo Pasquale che egli nemmeno conosceva; ma tutto ciò, l’apologo del prof Vassalli o la barzelletta del comico Totò, anziché farci sorridere compiaciuti o, viceversa, spingerci alla più profonda delle depressioni dovrebbero farci riflettere. NOI ITALIANI, fatte le debite, solite, salvifiche, rassicuranti eccezioni, questo siamo: degli IRRESPONSABILI GENETICI.
Ciascuno di noi ha come imprinting lo scaricabarile; forse la colpa di tutto ciò è da attribuire alla religione cattolica che ha sempre visto nell’influenza del maligno la responsabilità del male; forse è la frammentaria cultura politica derivante dalle diverse dominazioni che si sono succedute sul suolo patrio che ci hanno disorientati o forse è il non sapere quale effettivamente sia il suolo patrio cui fare riferimento il vero problema. Di fatto, nel mentre che ciascuno di noi è disponibilissimo a spendersi per cause da massimi sistemi, vedi l’impeachment di un presidente o la battaglia per uscire dall’euro o anche la partecipazione strenua per la lotta ai tumori o al telefono azzurro e via dicendo, nessuno o pochissimi rispetto alla massa totale degli “italiani” è disposto a giocarsi qualcosa del proprio e del soggettivo per le cose spicciole, effettivamente cambiabili se attaccate; quindi esiste una diffusa riluttanza non tanto e non solo per l’interesse comune a tutti, ma, COSA INCREDIBILE E STRANA, per l’esercizio di quella che dovrebbe essere la pura e semplice legittima difesa.
Al di fuori di quel ristretto cerchio di affetti e amici carissimi, questi ultimi opzionali al massimo, dei quali preoccuparsi come istinto primordiale e quasi mai per raziocinio operante, la regola per un italiano classico, dal nord al sud e dall’est all’ovest, è: “ fatti i fatti tuoi che campi cent’anni!”. L’italiano, dunque, quali che ne siano le cause effettive, gioca nell’ombra, si mimetizza, non assume posizioni nette, non si sbilancia in dichiarazioni che lo vedano responsabilmente soggetto; nella migliore delle ipotesi egli partecipa, si aggiunge o si aggrega a qualcun altro, possibilmente ed in special modo se questo qualcun altro è costituito da un gruppo già folto di suo e ben nutrito nel quale si accresce la massa e ci i confonde tra gli altri. L’italiano ha la vocazione del gregge; a volte questo vocazione trasforma il gregge di pecore mandria di bufali e persino in branco di leoni, ma colpite in qualche modo, in qualunque modo, le avanguardie, il branco poi scema sino a ridiventare gregge ed a disperdersi o a rinnegare il Gesù di turno come fece il buon vecchio san Pietro che non a caso, forse, scelse l’Italia per fondarvi la sua chiesa. Ultima annotazione spesso di questa voglia di aggregazione profittano estemporanei guitti o maleodoranti farabutti.
Prendiamo come classico esempio, in questi tempi magri ed abbrutiti dalla peggior crisi economica mondiale che si sia vista, le vicissitudini della sinistra. E’ indubbio che un popolo di sinistra esista, ma è altrettanto indubbio che esso fatica a trovare rappresentanza. Vi ha di fatto rinunciato il Pd, persosi nell’inseguire al centro la voglia di governo; così come, sempre di fatto, vi hanno rinunciato quelle miserabili, lasciatemelo dire, infinitesime parti che, per orgogli personali, per differenze millimetriche, per puntigli ridicoli ed irrisi, si sono suddivise dal corpo centrale perdendo la loro funzione pratica e contribuendo a far allontanare dalla stessa la loro stessa fonte primigenia. Ciascuno ha mutuato alla singola proprio particolarità, quel “ fatti i fatti tuoi che camperai cent’anni”; modo di dire a cui si può tranquillamente aggiungere : “ … e non conterai mai più un accidenti!”. Non conterai, quindi, più niente e non servirai più a niente per niente e per nessuno; il tuo “IO ESISTO” non sarà altro che una pura, semplice, INUTILE, espressione verbale. Doloroso? Si certo!; VERO?, ASSOLUTAMENTE E DESOLATAMENTE: SI!.
Dopo di che, il rompicoglioni (cioè io, ndr) lascia a Voi che avete la bontà di leggermi, le debite conclusioni; restare esseri unicellulari che vivacchiano per puro egoismo o ritornare ad essere organismi multicellulari, polivalenti e, finalmente, UTILI A SE’ STESSI ED AGLI ALTRI!.
Voi che dite?.