Uomini soli … - di Francesco Briganti

26.10.2013 11:57

Siamo un popolo, quindi siamo gente, per cui siamo persone: siamo sessanta milioni e passa di anime ciascuna con la propria storia, la propria esperienza condita più che formata dalle gioie, dai dolori, dalle speranze e dalle delusioni. Chi più, chi meno, abbiamo tutti una famiglia, che sia di discendenza o di nuova formazione o entrambe legate tra loro, esiste una interconnessione diffusa che relaziona gli uni agli altri. Una leggenda metropolitana ventila che nell’ambito di sette conoscenze contigue ognuno ha connessioni possibili con ognuno degli altri 6 miliardi di terrestri; se questo fosse vero, lo sarebbe a maggior ragione in funzione di una sola nazione, città o agglomerato: comunque sia e, dunque, ci piaccia o meno, la comunanza e la scambievole considerazione e tutela tra tutti dovrebbe essere una regola di sistema più per pura e semplice intelligenza che per necessità o obbligo legiferato. In realtà, fatte le dovute eccezioni, quasi inesistenti se in percentuale calcolate, l’evidenza dice che sul pianeta terra vivono sei miliardi di egocentrici egoisti ciascuno dei quali, singolarmente considerati e poi via via su a salire verso le più varie estensioni e classificazioni, ragiona in funzione di un qualche interesse a partire dalla meschina salvaguardia di un panino con la mortadella, alla millantata esportazione di una democrazia la quale se imposta è, di per sé, un ossimoro socio-etico-politico-esistenziale. Quando qualcuno affermasse che tutto ciò attiene alla natura umana, al comportamento istintivo, a quella molla che ha spinto il primo quadrumane a scendere da un albero per tentare l’avventura uomo, questo qualcuno sbaglierebbe perché, se così fosse, l’uomo non avrebbe raggiunto come primo stadio la conoscenza e la conoscenza del “sé “ e del sé in rapporto agli altri e, sopra tutto, non avrebbe sentito il bisogno di crearsi o di prendere atto di una entità trascendente a cui render conto del bene e del male, rivolgere un grazie, una supplica, una preghiera rasserenante o, anche, rendere ragione della propria esistenza: gli animali, infatti non hanno questa necessità; vivono e sono del tutto alieni a quei concetti che fanno dell’uomo un essere umano. Qualcuno obietterà che l’esistenza degli atei in quanto negazionisti assoluti del trascendente o di coloro, scienziati di solito, che rimandano alle leggi ed alle meccaniche della fisica e della chimica ogni spiegazione possibile del tutto in essere, tale esistenza, dicevo, è la prova che il credere non è una esigenza, ma una scelta individuale. Tale obiezione non è degna di considerazione perché, ovunque guardiate, chiunque prendiate in considerazione, quale che sia la specificità della natura del soggetto, singolo o composto, considerato appurerete che quando tale negazione viene espressa, essa è, SEMPRE, riportata in funzione di una relatività rispetto a qualcosa altro di migliore o di non comprensibile dalle attuali conoscenze e, quindi, anche i negazionisti più convinti e sicuri ad un certo punto si devono arrendere di fronte al mistero più grande: avendo già stabilito, anche scientificamente se volete, il quando, il dove, il come, CHI SAPREBBE DIRE il PERCHE’ il tutto ha avuto inizio?. Il punto, comunque, non è una qualsiasi conclusione filosofica esistenziale intorno all’esistenza o alla natura o all’origine di quel “perché”, ma è in relazione alle motivazioni di un comportamento, di fatto, stupido e controproducente e cioè è relativo all’egocentrico egoismo di ognuno. Lasciatemi, ritornare alla situazione italiana: in questo paese la quintessenza dell’egoismo stupido è palesato dalla idiozia politica di quei governanti i quali in funzione di un interesse economico finanziario, non ben precisato e misterioso quanto il bene di un paese che è quello coincidente con il bene dei paesani, sta affamando l’unica fonte certa di denaro esistente, quella delle classi medie e produttive e quella delle forze lavoro e del lavoro in genere, mortificate in ogni modo possibile, Questa casta di parassiti mandanti di un assassinio sociale e saprofagi delle loro vittime non si rende conto che quando queste ultime avessero cessato di esistere l’unica risorsa rimasta sarà quella di sbranarsi vicendevolmente fino a che anche l’ultimo rimasto non avrà alternative possibili al suicidio o al soccombere a chi fosse, da alieno, più forte in un sistema a salire e fino a che non ne resterà alcuno. In questo contesto generale e, proprio richiamandosi all’egoismo dominante, quello che non si riesce a capire è come mai questa classe media e produttiva, questi lavoratori mortificati, pur coscienti, se non di altro della propria fine annunciata, non riescano a trovare la forza per dire basta e per mettere in campo una strategia efficace di una pura e doverosa legittima difesa. L’animale uomo l’avrebbe già fatto, L’ umano uomo ci sarebbe arrivato con il ragionamento. L’uomo di derivazione trascendete avrebbe considerato che c’è un tempo per la pace ed uno per la guerra (La Bibbia, Ecclesiaste, 3); Il cittadino uomo convinto di essere solo continua a porgere l’altra guancia … .