…usi e costumi … - di Francesco Briganti

01.09.2015 09:40

Per chi dipende da qualcuno o da qualcosa la dipendenza non è mai un vizio, una malattia. E’ un modo di essere, una parte del Sé, un effetto causale e ambientale ad essere insito nella propria genesi e, solo dopo, del proprio vissuto; è la caratteristica specifica che lo individua nel mondo soggettivo tra diversi altri mondi uomo ciascuno a presentarsi oggettivamente con la propria personale abitudine. Ma la dipendenza, quindi e come tale, è sempre patologica, quali che ne siano le origini e per quanto dannosa possa essere stata o possa diventare; ciò nonostante, però, la si ammette sempre come una scelta razionale e mai come un obbligo subito e/o auto indotto. Non troverete mai un “dipendente” che all’ammissione, quasi coatta sia pure nell’attimo della analisi più sincera, di un proprio vizio sia pronto a rinunciarvi o anche solo a provarci convinto di riuscirci.

E questo vale per ognuno considerato e per ciascuna di esse : dalla più ferale alla più banale ed innocua.

Si può essere dipendenti dal fumo, dall’alcol, dalla droga; si diventa schiavi del cibo o della necessità di farne a meno; si può diventare servi della solitudine o del bisogno di compagnia, della misoginia o della omofobia o di una delle tante psicosi possibili. Si può essere maniacali nel collezionare qualcosa, nel saltare le righe di un marciapiedi, nel bisogno di arraffare e nascondere qualsiasi cosa venga a portata di mano o nel voler dare, spendere, acquistare; ci si può condizionare una vita, altrimenti serena e paciosa, nello scansare i rapporti o nel ricercarli comunque ed a prescindere; nel sentirsi superiori o inferiori, nel considerarsi al centro dell’universo o ai suoi margini, nella corsa al potere ed al dominio quale che ne sia il mezzo e senza che, quella corsa, ne abbia uno scopo mirato ; persino la santità e la malvagità, ciascuna per sé assoluta, possono essere frutto di una dipendenza: quella della approvazione o della disapprovazione di un essere trascendente.

Per dirlo in un concetto chiaro e senza parafrasi possibili siamo tutti, ciascuno a suo modo, dei drogati e, dunque, tutti dei portatori, a volte sani a volte no, di un vizio, grande o piccolo che esso sia o si ritenga; siamo tutti dei “colpevoli” che si auto assolvono; siamo tutti dei giudici severi nel condannare l’altrui dipendenza; costituiamo tutti una società viziosa nel suo complesso per quanto ciascuno viva e limiti la propria dipendenza al privato più intimo o all’intorno più circoscritto.

Già se solo riuscissimo ad ammettere quella che a me sembra una evidenza al neon più lampeggiante, ciascuno con sé stesso ed anche senza bisogno di farne pubblica denuncia, ne conseguirebbe un mutamento drastico di ciascun atteggiamento personale e, di conseguenza, la natura ed il totale di tutti quelli considerati. Il fatto, invece, che ogni singola dipendenza, venga considerata come una scelta razionale, genetica ed accettata o maturata e radicata nel tempo, consente ad ognuno il perpetuarsi di ciascun atteggiamento, di ciascuna abitudine, di ognuno dei propri usi e costumi e quindi anche, per citare una situazione oggi sotto gli occhi di tutti, di ogni ragione votata al continuo sopportare, al sempiterno adattamento, fosse pure questo, relativo ad un progressivo peggiore deterioramento della condizione singola nel particolare e/o nel generale.

Io credo, per quel che vale, che la differenza sostanziale tra un popolo ed i suoi governanti, in una situazione come è quella italiana, consista proprio nell’avvenuta ammissione di questa evidenza da parte dei secondi rispetto al primo.

I governanti, e prima nell’essere quelli che lo saranno, si propongano già sapendo o, nel più onesto dei casi, intuendo questa condizione di dipendenza generale, per cui essendo disposti ad approfittarne, quando per propri interessi personali o di bottega, quando, nel migliore dei casi, con l’illusione, certezza e dipendenza, di essere diversi e di agire in nome del popolo stesso ed in funzione di un miglioramento della situazione.

Questa seconda, ultima e migliore ipotesi, andrebbe comunque preferita, supportata e promossa al successo, comunque ed a prescindere, se non fosse che i soggetti protagonisti sono, come supposto e comunque ed a prescindere, dei “dipendenti “ a loro volta e perciò esattamente inaffidabili come ognuno degli altri!.

Pensare non fa bene. No, proprio non fa bene!.