… vai avanti tu che a me … - di Francesco Briganti

23.10.2015 19:20

Di solito, quando si volesse far leva sul facile sentimento si parlerebbe di eroi, di martiri, di coloro che in nome di un alto ideale si sono immolati. Di solito, quando si iniziasse un qualsiasi discorso e si volesse indirizzare lo stesso con un finalità del tipo “ Cicero pro domo sua “, si volesse, cioè, ben predisporre gli astanti alle proprie teorie, si sceglierebbe la ricorrenza di un martirio e si abbinerebbero le due cose. E’ ciò che fa da sempre la politica, o meglio, questa politica. Il problema è che in Italia tutto è diventato “questapolitica” e dunque, anche nelle migliori famiglie, si fa per generalizzare, è questo il metodo seguito.

Perciò anche io, per catalizzare meglio la Vostra attenzione, avrei potuto inserire l’elenco di tutti coloro che si sono, sono stati, sacrificati per mano di mafia; avrei suscitato sdegno e compassione; rabbia e adesioni, ma l’elenco sarebbe stato troppo lungo; l’elenco sarebbe stato davvero sconfortante; l’elenco sarebbe stato una inutile e miserevole agonia. Lo salto a piè pari, in fondo i morti son morti, i vivi, comunque, continuano a fare i loro intrallazzi, i criminali, di ogni ordine e grado, anche ed a me, l’associarmi alla commedia sentimentale di un momento, così come è d’uso in “questopaese”, sinceramente non mi interessa.

Cinicamente affermerei, perciò, che se ciascuno di quei martiri avesse anche solo immaginato a quale schifo di società sacrificavano la propria vita, avrebbe di certo scelto un’altra strada; cinicamente … . Ma il mio cinismo si ferma lì dove inizia il mio rispetto per l’uomo e dunque cessa di esistere immediatamente e, quindi, non dico nulla, preferisco, tutti, piangerli in silenzio e ricordare ad ognuno che …

“ è ben poca cosa quel paese che ha bisogno di eroi! “.

Non ha seguito questo mio criterio il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, dr. Rodolfo Sabelli; il magistrato uniformandosi al costume politico e diffuso, in occasione della ricorrenza del martirio del giudice ragazzino Rosario Livatino, ben strana coincidenza, certamente non voluta, ha aperto, ricordandolo, il 32mo congresso del sindacato delle toghe a Bari. Il punto focale del suo discorso è stato nel lanciare l’allarme circa i tentativi di influenza sulla magistratura da parte del potere politico, di quello finanziario e della economia in generale; un insieme, sporco, che vuole spacciare “ lo strappo alla regola “, l’ignorare la legge, come una forma di incentivazione alla ripresa.

Dico subito ed a scanso di equivoci che il dr. Sabelli ha pienamente ragione; il suo ragionamento non fa una grinza che sia una; e la sua affermazione è verità solo che la si voglia vedere; solo e per quel che vale, io non credo ci fosse bisogno di rimarcarlo, la legge, quella giusta, quella per l’uomo e non quella sull’uomo, deve seguire il proprio corso; non credo occorresse farlo in una ricorrenza usata quasi fosse una scenografia; io non credo che certe cose occorra dirle, credo invece che occorra continuare a farle quand’anche ed ancora di più se la politica dimentica o finge di dimenticare tutti quegli spazi, non codificati e regolati perfettamente, in cui si infila e che sfrutta la criminalità, quale che sia, ovunque si nasconda, qualunque fosse il proprio gradiente di incidenza sulla realtà quotidiana.

Ciò detto, ho, però, una rimostranza da fare al dr. Sabelli ed a tutti i tutori dell’ordine a vario titolo con questo incarico. In “ questopaese “ non c’è solo l’autonomia della magistratura da salvaguardare, così come non ci sono problemi soli o specifici: in questo paese oramai il problema E’ IL PAESE!.

L’autonomia della magistratura è importante ed è uno dei fondamenti della nostra Costituzione, ma quest’ultima regola con precisi principi e con sacrosante indicazioni anche ben altri diritti; ESSI sono di tutti ed ognuno e sono altrettanto importanti. Allora, se non vogliamo cominciare a parlare per CORPORAZIONI e/o per interessi di casta, di specie e di genere e, quindi, se non vogliamo che il disegno generale che Renzi, quelli prima di lui e quelli che verranno dopo, nessuno escluso, stanno portando e porteranno avanti, continuino a farlo; se non vogliamo, dicevo, che quel disegno si realizzi di fatto anche in quelli che ora lo contrastano, ogni problema non va affrontato, discusso, commentato e tentato di risolvere in quanto tale, ma va contestualizzato, affrontato e risolto nel quadro generale.

Dopo di che, poi, restano le varie specifiche situazioni e tutto continua ad andar di male in peggio in una sorta di “ ognuno per sé e Dio per tutti! “. Dunque, chi vivrà, vedrà? …

Se … se … .