… Voscenza ‘ssa ‘bbenedica …. - di Francesco Briganti
Sciascia nel giorno della civetta fa dire ad un capo mafioso che gli uomini si dividono in quattro categorie: Uomini propriamente detti; Mezzi uomini; Ominicchi e Quacquaraqua. La definizione data era decisamente espressa da un ottica assolutamente criminale e sessista, quest’ultima perché ai tempi di Sciascia la mafia non prendeva in considerazione le donne che, anzi, rarissimamente, non essendo ancora arrivata la barbarie totale della vendetta trasversale urbi et orbi, veniva toccate; erano, semmai, protette. Il ventennio Berluconiano, ma in realtà parliamo di un periodo di tempo estremamente più lungo, ha portato alla filosofofia comune questa definizione ma con una distribuzione diversa e non più sessista degli appartenenti alle varie categorie raddoppiandola a partire dai quacquaraqua ed estendendola nei due sensi opposti: quello della rettitudine umana e quello di chi “ … io sono io e voi non siete un cazzo …”; quest’ultima prevalente e diffusa nella stragrande maggioranza degli individui a prescindere dal ruolo, dalla posizione economica, dal grado di istruzione o intelligenza delle singole persone che compongono la gente, quel popolino non più, o forse mai stato, popolo!.
Mi sarei anche seccato ed in verità lo siamo tutti, di portare i miliardi di esempi che dai comportamenti quotidiani di ognuno, che dalle prevaricazioni e dagli abusi della grande imprenditoria, che dagli intrallazzi e dagli egoismi di bottega dei partiti, che dalla sfrontatezza di ogni singolo politico, che dal tirare aventi di ciascun cittadino si possono portare come avallo di questa tesi e quindi non lo farò e spero me ne siate grati, ammesso che qualcuno perda del proprio tempo per leggermi; ma che nessuno tra di noi, salvo quelle rare eccezioni che conoscono la verità perché hanno la coscienza di quel che sono, si interroghi mai a quale categoria appartiene, questo mi sembra uno spreco inutile ed una resa incondizionata alla forza, figlia della debolezza altrui, di ognuno degli altri. Qualcuno dirà e scriverà, io per esempio, che si da, si muove, partecipa e cerca come sa, come può, come riesce,; qualcun altro eroicamente vigliacco si adagia sul pensiero del tanto non cambia mai niente; qualcun altro ancora chiuderà gli occhi ed in un gesto disperato premerà il grilleto di una canna poggiata alla propria tempia o salterà una ringhiera o penzolerà, frutto marcito, dalla trave di un soffitto; molti non avendone il coraggio si trascinerà senza meta, pur continuando ad andare secondo linee prefissate ed inderogabili, incontro a quella fine che non il coraggio di anticipare.
Ma ci sono quelli che resistono, dirà qualcuno deciso a trovare del buono anche nel letame; ci sono gli imprenditori che non trasmigrano, quelli che vendono i propri beni per non licenziare; e poi ci sono quelli che i sindacati e poi che i politici onesti e quindi che lo stato fa quel che può; quelli che la crisi è imperante e mondiale, quelli che la colpa è della Merkel e quelli che la colpa è del Berlusca mafioso e corruttore ed evasore …. . Ce ne fosse uno, UNO SOLO, CHE GUARDANDOSI ALLO SPECCHIO AVESSE IL CORAGGIO DI DIRE “la colpa e’ mia ed ora e’ arrivato il momento di fare qualcosa”. O forse qualcuno c’è, si anima delle migliori intenzioni, si sbarba o si trucca machio o femmina indifferentemente, si veste in modo consono secondo la propria estrazione, poi esce di casa e … o c’è un bel sole, o sta piovendo o “… ma in fondo in fondo questo stato poi …” o una qualsiasi altra ragione, di assemblea, di sciopero, di partecipazione ad un nuovo progetto o di assuefazione ad un nuovo profeta lo distoglie e lui/lei passeggia il quotidiano esattamente come il giorno prima e come farà il giorno dopo. Sono queste le rivoluzioni momentanee che durano il battito d’ali di una indignazione profonda per questo e/o per quello ma che vengono subito sopite e calmierate appunto dalla riunione sindacale, dal figlio con la febbre, dal sole inatteso ed alla via così che tanto ciascuno di noi ha la sua variegata scelta di motivazioni a non fare.
E, dunque, ritorniamo a Sciascia, alla definizione mafiosa ed al doppio binario a correre nei due sensi opposti e ripartiamo dai quacquaraqua unica, vera, sola categoria esistente. Nell’un senso e nell’altro le altre classificazioni, che siano soggettive o frutto dell’oggettivazione degli altri attorno all’intono personale di ciascuno di noi sono estrapolazioni fittizie di ciò che a noi soggetti singoli conviene in un dato momento, in una data situazione e per quel determinato lasso di tempo: ESTRAPOLAZIONI FITTIZIE ed in quanto tali esse non esistono perché che voi siate dei primari o gli ultimi tra i minatori, che voi siate dei tartassati o dei tartassa tori, che voi siate umili servi della gleba o sediate sullo scranno più alto, quello qui rinalizio (e non è un refuso), SIAMO TUTTI dei QUACQUARAQUA!.