… we where soldier … - di Francesco Briganti

10.11.2015 11:13

“ … credono sia stata una loro vittoria …, ma il risultato sarà lo stesso … solo che ci arriveremo con un numero infinito di vittime … ! “ primo piano sul volto dell’ufficiale vietnamita, panoramica sui caduti portati a braccia dai commilitoni mentre una bandiera americana sventola strappata su di un ceppo nella spianata di La Dang della foresta del Mecong. Era il 14 novembre del 1965; era il primo scontro tra l’esercito Usa e quello vietnamita ed era l’inizio di una guerra che avrebbe fatto oltre centomila morti. Il colonnello H.G.Moore era il comandante delle forze americane e R. Galloway il reporter dal cui libro fu tratto il film di cui al titolo riportato. Una delle tante guerre che hanno visto gli usa impegnati come protagonisti cominciò effettivamente quel giorno e finì il 30 aprile del 1975, dieci anni dopo con la vittoria del popolo vietnamita.

In “questopaese” non c’è un popolo ad invaderne un altro; c’è, però, un popolo sotto messo e sfruttato; c’è un popolo che da anni oramai si vede negato il proprio diritto al voto libero e dirimente; c’è una democrazia malata all’ultimo stadio ed asservita ad interessi finanziari, pubblici e privati, che vengono definiti “economia globale” cercando di nobilitare la supremazia finanziaria di alcune persone, a vario titolo padrone di qualcosa, su tutte le altre. In questo paese non c’è un popolo a resistere per difendere il proprio diritto ad una vita dignitosa e, dunque, non vi sono scontri sanguinosi a colpire la fantasia popolare.

Ci sono estemporanee morti di soggetti eroici che sacrificando la propria vita per propria mano o per incurie mai avversate sul lavoro hanno dato, volontariamente o involontariamente, qualche segnale di estrema protesta, ma non vi sono mai seguiti conseguenti, se non scenografici, a quei sacrifici. Dunque, in “questopaese”, oramai nota crasi ad indicare una situazione di merda, non c’è una guerra; né dichiarata, né guerriglia, né metaforica.

Ci sono sì estemporanee azioni di violenza organizzata, ma da parte dei tutori di quella democrazia terminale a rimettere al loro posto scioperanti, più o meno facinorosi, no tav, gay a voler dei fanatscientifici diritti, mamme e pensionati a piangere per il futuro dei loro figli. In “ questopaese” la vera ed unica guerra esistente, sotto traccia, ben mimetizzata, spacciata per “benedelpaese” è quella che la casta politica combatte, con ogni mezzo, per mantenere i propri privilegi, la propria condizione finanziaria.

In “questopaese” il letame è così diffuso ed elevato a sistema che persino i più alti rappresentanti del clero ne sono immersi fino a sopra i capelli.

In “questopaesedimerda”, e per una volta eliminiamo la crasi, esiste una spianata come quella di La Dang: si chiama ROMA CAPITALE e si accinge ad essere terreno di scontro tra le, così supposte, forze di liberazione e quelle della conservazione.

Nella nostra LA DANG, tra qualche tempo vedremo il violento scontro tra la conservazione, propriamente detta, e la conservazione sotto le mentite spoglie del rinnovamento; vedremo lo scontro titanico tra la trasversalità governante e quella degli onesti e puri; vedremo il prologo, comunque finisca, di una fine annunciata; vedremo la definitiva sconfitta di un popolo al quale, dopo, non rimarrà, e finalmente, che imbracciare in prima persona il coraggio necessario per liberarsi dalle catene di un sistema che sta appendendo ognuno al più vicino ramo del disastro economico generale e soggettivo.

Vincesse la conservazione della trasversalità governante si acuirebbero le strette economiche generali, il malaffare, il degrado pubblico ed il potere privato; vincesse la conservazione della trasversalità rinnovatrice assisteremo alla più grossa disfatta politica e delusione sociale mai vissuta prima in “questopaese”. Spieghiamo, intanto, cosa va inteso per “conservazione del rinnovamento”.

Il soggetto politico più accreditato alla vittoria elettorale è quel M5S che fa dell’onestà, delle anime dalle facce pulite, della negazione della destra e della sinistra, il proprio mantra identificativo; TUTTO OTTIMO considerato che, in più, si appoggia a programmi che migliori non potrebbero essere, si avvale di un seguito il cui fideismo è pari se non superiore alle più integraliste e fondamentaliste tra le religioni. Avrebbe, dunque, il movimento la forza di scardinare qualsiasi sistema, se non fosse che proprio queste sue caratteristiche sono quelle che conserveranno il sistema.

Nel caos fattivo, giocoforza tale se vogliamo considerare la rivoluzione promessa, che seguirà quella vittoria del nuovo trasversale non ci sarà la possibilità, assolutamente necessaria, di azzerare la macchina burocratica per costruirne una differente, troppe le aderenze delle varie anime del movimento a ciascuna delle parti di tale macchina; non sarà possibile, ammesso che si riesca in quel azzeramento, assommare al totale dei problemi esistenti il sopra giunto problema di migliaia di persone licenziate; non sarà possibile distribuire persone competenti nei vari posti giusti se non ricorrendo ad esponenti esperti di ogni materia, ma inesperti, per antonomasia, del gioco e giogo politico; non sarà possibile accreditare al movimento ognuna delle cariche da occupare, e sia detto con la più grande considerazione possibile, senza per questo trovarsi di fronte al muro dei vari gradienti di potere via via che si scende nella scala gerarchica della gestione delle cose.

Ecco, dunque, che il nuovo trasversale dovrà “conservare” il più possibile per cercare di governare in qualche modo la propria vittoria. Dovrà, perciò adattarsi, dovrà mediare, dovrà cedere a compromessi ed accordi, anche sotto banco, se non vorrà rimettere tutto e di nuovo nelle mani dell’elettorato; oppure, dovrà adoperarsi in un GOLPE ISTITUZIONALE sia pure a livello cittadino: in entrambi i casi, alternativi l’uno all’altro, la conservazione avrà comunque vinto.

Solo che dopo questa volta non ci saranno più alternative possibili se non ritornare al vecchio, al già conosciuto, al “ si stava meglio quando si stava peggio”; quindi il popolo dovrà decidere se imbracciare il coraggio della rivolta generale o sottoscrivere le dimissioni da una vita dignitosa.

Io, se fossi un romano chiamato al voto esprimerei la mia preferenza per le cinque stelle, non per la gloria di Grillo e Casaleggio, o per una presupposta rinascita dell'Italia, ma solo ….

per amore di eutanasia!.